Torino – Museo d’Arte Orientale
Informazioni utili
| MAO Torino | GTT | Parcheggio Emanuele Filiberto |Visita al MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino, che ospita le collezioni di arte asiatica della città. L’ingresso è incluso nell’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta.
Ingresso sale MAO
La sede espositiva
Il MAO è ospitato nelle sale di Palazzo Mazzonis, un edificio di origine tardo cinquecentesca di proprietà dei marchesi Solaro della Chiusa, esponenti del patriziato astigiano che, grazie alle loro attività mercantili e di prestito di denaro, erano entrati a far parte dell’amministrazione dello stato sabaudo. Una serie di interventi di ammodernamento a inizio ’700 dà al palazzo la sua forma attuale di residenza di rappresentanza, costituita da un corpo centrale lungo via San Domenico, dove si trova il grande androne d’ingresso, e due ali laterali a formare un cortile d’onore. L’accesso al piano nobile avviene attraverso un sontuoso scalone a due rampe che sale dall’atrio.
Scalone d’ingresso palazzo Mazzonis
La discendenza maschile dei Solaro della Chiusa si estingue nel 1827; il palazzo viene quindi venduto dagli eredi al conte Clemente Solaro della Margarita, esponente di un altro ramo della famiglia Solaro stabilitosi a Mondovì già dal XV secolo. Nel 1869, alla morte del conte Clemente, il figlio vende il complesso al cavaliere Paolo Mazzonis, industriale tessile che adibisce il piano terreno del palazzo a sede degli uffici della Manifattura Mazzonis. Nel 1901 la proprietà passa al figlio Federico Mazzonis, quindi nel 1947 ad Ottavio Mazzonis. Nel corso degli anni ’50 Ottavio arricchisce lo scalone d’onore con cornici e pannelli in stucco, e dipinge l’affresco con l’allegoria L’Arte e l’Industria sulla volta, e il grande dipinto a olio con il Giudizio di Paride sulla parete.
Nel 1968 la Manifattura Mazzonis cessa la propria attività, e nel 1970 Ottavio avvia delle trattative di vendita con la città di Torino che si concludono nel 1980 con il passaggio di proprietà al Comune. Prima della cessione, tutti gli arredi e i rivestimenti del palazzo vengono venduti e trasferiti nella sede della Banca San Paolo di piazza San Carlo. Nel 1982 il Comune dà inizio ad una parziale ristrutturazione del palazzo per accogliere degli uffici giudiziari, fino al loro trasferimento nel nuovo Palazzo di Giustizia nel 2001. Nel 2002 viene costituita la Fondazione Torino Musei per la gestione integrata dei Musei Civici; oltre al riordino della Galleria d’arte Moderna e Contemporanea, il programma prevede il completo rinnovamento della sezione orientale del Museo Civico d’Arte Antica, con la costituzione di un Museo d’Arte Orientale. A questo primo nucleo della collezione, che comprende decorazioni architettoniche indiane, ceramiche islamiche e velluti ottomani, si aggiungono una serie di thangka (dipinti a tempera su cotone), di copertine lignee tibetane e di xilografie giapponesi di proprietà della Regione Piemonte, e l’acquisto, con il contributo della Compagnia di San Paolo, di un’importante collezione di arte cinese antica di proprietà della Fondazione Giovanni Agnelli. Il Museo d’Arte Orientale viene inaugurato nel dicembre 2008.
Il percorso di visita
L’ingresso al MAO avviene attraverso quello che un tempo era il cortile centrale del palazzo, ora coperto da una struttura vetrata dove sono stati realizzati due giardini in stile giapponese, che costituiscono una separazione ideale tra il mondo occidentale esterno e quello orientale che ci si appresta a visitare. Nelle sale del piano terra vengono allestite le mostre temporanee.
Giardino giapponese all’ingresso del MAO
Il percorso di visita inizia al primo piano e si sviluppa in 5 gallerie, corrispondenti alle aree culturali e artistiche del continente asiatico: Asia meridionale e sud-est asiatico, Cina, Giappone, regione Himalayana, paesi islamici dell’Asia.
Asia meridionale e sud-est asiatico
La prima galleria (primo piano) presenta esempi delle produzioni artistiche dell’area indiana legate alle tre religioni storiche principali (induismo, buddhismo e giainismo), con opere che vanno dal II sec. a.C. al XV sec. d.C., principalmente sculture, rilievi, fregi e decorazioni architettoniche in pietra arenaria, scisto, stucco, marmo, granito.
Allestimento (in primo piano: Testa di Vishnu / Ganesha / Shiva e Parvati)
Le ultime sale della sezione sono dedicate al sud-est asiatico, una macroarea di millenaria influenza culturale indiana, con una selezione di opere dalla Cambogia (sculture indù), dalla Birmania (eleganti statue di soggetto buddhista in legno e bronzo), e dalla Thailandia (statue bronzee laccate e dorate, opere ceramiche).
Birmania: Buddha nella posizione del loto
La seconda galleria (primo piano) è dedicata alla Cina. Si tratta della collezione numericamente più consistente e della più antica di tutto il museo: si estende dal Neolitico, con vasi risalenti al I millennio a.C., fino al X sec. d.C., e racconta il percorso di formazione della civiltà cinese attraverso oggetti di arte funeraria, statuine e vasi in terracotta e in bronzo invetriati e dipinti, oggetti lignei laccati e di pietra. Le testimonianze arrivano principalmente dal periodo Han (I-III secolo d.C.), con esseri fantastici, misteriosi e sovrannaturali, e dal periodo Tang (VII-X secolo), con statuine più naturalistiche e le prime immagini legate al buddhismo, introdotto dall’India attraverso l’Asia centrale, che si affianca agli altri due sistemi filosofico-religiosi della Cina arcaica, il confucianesimo e il taoismo.
La terza galleria del Mao, dedicata al Giappone, è allestita tra primo e secondo piano. Nella prima sala vengono esposti a rotazione grandi paraventi dipinti risalenti al periodo Edo (1603-1867). Sono qui raccolte sculture di arte buddhista prodotte fra XI e XVII secolo, in legno grezzo oppure laccato, dipinto e dorato, fra cui una serie di sculture del Bodhisattva, esseri che pur potendo raggiungere il Nirvana rinviano quel momento per aiutare gli altri a raggiungere a loro volta l’illuminazione. In un piccolo ambiente laterale trova posto la statua più grande e imponente del Mao, la raffigurazione di Kongo Rikishi, un minaccioso guardiano del tempio alto oltre 2,30 mt risalente al XIII secolo.
Paravento con scene di Kyoto
La galleria giapponese prosegue al secondo piano con un’esposizione a rotazione di kakemono (dipinti su seta, cotone o carta montati su rotolo verticale da appendere alle pareti), finissimi mantelli rituali buddhisti in seta e fili dorati o argentati, spade in acciaio temprato con foderi in lacca policroma. Domina la sala una grande vetrina con tre armature samurai da parata del XVII, XVIII e XIX secolo.
Armature di Samurai
Il corridoio e la sala successiva ospitano l’arte della carta stampata, con antichi libri illustrati precursori dei manga moderni, e con le delicate stampe dell’ukiyo-e, il mondo fluttuante della emergente borghesia cittadina del periodo Edo. La galleria si conclude con la ricostruzione di un tokonoma, un’alcova che nella casa giapponese tradizionale è dedicata all’esposizione di preziosi kakemono, bonsai, fiori e altre forme d’arte.
Stampe ukiyo-e
Regione Himalayana
Al terzo piano si trova la quarta galleria, dedicata all’arte himalayana; comprende opere databili tra XIII e XVIII secolo provenienti soprattutto da Tibet, Nepal e Bhutan. Quest’area culturale è accomunata da una visione del mondo caratterizzata da una religiosità buddhista di tipo esoterico, con rappresentazioni di Buddha e altre divinità raffigurate con tratti potenti e colori vivaci, che assumono forme a volte benevole e altre volte terrifiche. Nelle prime sale sono esposti dipinti su tessuto di cotone (thangka), statue e rilievi in lega di rame dorata, strumenti e paramenti rituali, statuine lignee laccate, dorate e dipinte.
Regione himalayana, thangka
Una sala dedicata alla scrittura ospita un’importante collezione di copertine tibetane in legno intagliato, dipinto e dorato, volumi manoscritti e astucci portapenne. L’ultima sala è dedicata all’arte nepalese, con decorazioni e frammenti architettonici in legno scolpito.
Regione himalayana, manoscritto tibetano
Il quarto e ultimo piano è dedicato all’arte dei paesi islamici dell’Asia; nella sala principale sono esposti velluti ottomani, vasellame invetriato o dipinto, bronzi finemente lavorati, piastrelle ornamentali; in una saletta a parte a illuminazione controllata sono visibili a rotazione importanti volumi e fogli manoscritti.
Islam, frammenti di ceramiche decorate
La collezione del MAO è di altissimo pregio, e i pezzi esposti sono di una grande bellezza artistica. Durante la nostra visita abbiamo però riscontrato che le didascalie e i pannelli lungo il percorso non forniscono purtroppo molte informazioni su un’arte e una cultura lontane da quella occidentale, per cui non è sempre possibile apprezzare i pezzi in esposizione con le necessarie conoscenze del contesto storico e culturale da cui provengono.
Come arrivare
Il MAO si trova in via San Domenico 11. Attenzione: il museo si trova in ZTL, dove vige il divieto di circolazione per gli automezzi dal lunedì al venerdì dalle 7:30 alle 10:30. Di fronte al bookshop sono disponibili gratuitamente degli armadietti per il deposito di borse e cappotti.
Con i mezzi pubblici: numerosi autobus e tram fermano nelle vicinanze del museo; consigliamo di consultare il sito GTT per individuare il percorso migliore a seconda della provenienza.
In auto: tutti i parcheggi del centro sono a pagamento; consigliamo il parcheggio Apcoa “Emanuele Filiberto” a ca. 400 metri.
Dove mangiare
Per un pranzo informale, consigliamo la creperia Bicyclette, a pochi passi dal MAO. Per una sosta golosa, suggeriamo i pancakes di Panké, sotto i portici di piazza Palazzo di Città.