Palermo – Cattedrale
Informazioni utili
| Cattedrale di Palermo | ZTL | Parcheggio Orlando | Altri parcheggi | Trenitalia | Amat |Visita alla cattedrale di Palermo, principale luogo di culto della città e parte del sito seriale Unesco “Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale”.
Torri fronte occidentale
La storia
La storia millenaria della cattedrale di Palermo inizia nel IV secolo quando, dopo l’emanazione dell’editto di Costantino (313 d.C.), viene costruita una prima chiesa nel luogo dove il vescovo San Mamiliano aveva subito il martirio assieme a molti altri cristiani. Questo primo edificio viene completamente distrutto dai Vandali, che sbarcano in Sicilia nel 440 razziando l’isola e devastando la città di Palermo. Nel 604, sotto la dominazione bizantina, viene consacrato un nuovo tempio alla Vergine Maria; la cripta che vediamo ancora oggi è probabilmente da datare a questa costruzione.
Cripta
Nell’831 i Saraceni conquistano Palermo; la cattedrale viene trasformata in una grande moschea detta “Gami” (grande moschea del venerdì); si trova una testimonianza di questa fase islamica sulla prima colonna sinistra del portico meridionale, dove è scolpita una pagina del Corano. La dominazione musulmana in Sicilia termina nel 1072, quando i normanni Roberto il Guiscardo e Ruggero I, chiamati dal papa per contrastare l’egemonia bizantina nel sud Italia e riportare l’isola alla cristianità, entrano a Palermo; l’edificio è restituito al culto cristiano e affidato al vescovo Nicodemo. Nel 1130 Ruggero II, figlio di Ruggero I, viene incoronato primo re di Sicilia nella Cattedrale, e Palermo diventa la capitale del regno.
Per riparare i danni di un terremoto avvenuto nel 1169 e per dare alla città una chiesa degna del suo rango di capitale, fra il 1170 e il 1185 la cattedrale viene restaurata per iniziativa dell’arcivescovo Gualtiero Offamilio e consacrata alla Vergine Assunta. La nuova cattedrale ha una pianta basilicale a tre navate allungate separate da colonne, con copertura del tetto a capriate lignee, pavimento a motivi cosmateschi, pareti non decorate, e un esterno in forma di cosiddetta ecclesia munita, simile cioè a una fortezza, a simboleggiare l’accentramento del potere nelle mani della Chiesa.
Fronte meridionale
Nel 1352 viene realizzato il portale marmoreo del lato ovest, anche se già in precedenza l’accesso alla cattedrale avveniva dal portico sul fianco destro (sud). L’attuale portico meridionale viene realizzato da Antonio Gambara nel 1429, utilizzando in parte dei materiali di reimpiego. Nel 1509 viene affidata ad Antonello Gagini la realizzazione della cosiddetta Tribuna, portata a compimento dai figli nel 1574: alta circa 25 metri e composta da 40 nicchie, decorava l’abside con statue di santi, dottori della chiesa, apostoli ed evangelisti. Per creare uno spazio aperto sul lato di accesso principale alla cattedrale, nel 1575 vengono abbattute le alte mura che cingevano l’attuale piazzale e viene posata la balaustra. Nel 1635 viene realizzata la cappella di Santa Rosalia, dove viene collocata la preziosa urna in argento contenente le reliquie della santa, vissuta a Palermo tra il 1130 e il 1170 e proclamata patrona della città per averla miracolosamente liberata dall’epidemia di peste del 1624.
Fronte meridionale
Alla fine del ’700 le condizioni generali della fabbrica sono precarie e richiedono interventi urgenti. L’arcivescovo Serafino Filangieri ottiene dal re Ferdinando IV di Borbone l’autorizzazione al restauro, che si configura tuttavia come un completo rifacimento degli interni; affidando il progetto all’architetto reale Ferdinando Fuga (autore anche del rifacimento settecentesco della Basilica di Santa Chiara a Napoli) prende avvio la trasformazione neoclassica della cattedrale. Viene creato un transetto, con una grande cupola all’incrocio dei bracci; scompaiono le bifore sui muri delle navate e vengono realizzati dei cupolini per dare luce all’interno; la navata centrale viene innalzata di oltre 2 metri per creare una grande volta a botte al posto della precedente copertura a capriate lignee; gli originari archi a sesto acuto vengono sostituiti da archi a tutto sesto poggianti su grandi piloni; nella pavimentazione viene posata la meridiana di Giuseppe Piazzi; viene smantellata la Tribuna dei Gagini e le statue vengono collocate in varie zone dell’interno e dell’esterno della cattedrale. I lavori, realizzati fra il 1781 e il 1801, danno alla cattedrale l’aspetto che vediamo ancora oggi. La torre campanaria in stile neogotico viene ultimata nel 1845.
Navata centrale (vista verso il portale ovest)
Il percorso di visita
La visita alla Cattedrale può iniziare dagli esterni, che mostrano i segni degli stili e delle modifiche che si sono succeduti nel corso dei secoli. L’ingresso avviene dal portico posto sul lato destro (via Vittorio Emanuele), attraversando un grande piazzale (detto “piano della Cattedrale”) chiuso da una balaustra; sui pilastri della cancellata sono collocate statue secentesche raffiguranti santi. Al centro del piazzale si trova la settecentesca statua di Santa Rosalia, patrona della città, affiancata da due fontane, resti delle fonti utilizzate per le abluzioni dei fedeli nel periodo in cui l’edificio era una moschea. Il portico in stile gotico catalano è opera del 1453 di Antonio Gambara; fra gli archi e la trabeazione è visibile una decorazione a intaglio raffigurante un albero della vita, ricca di figure simboliche e animali fantastici fra i girali, allegoria delle virtù che ogni cristiano deve esercitare per raggiungere la luce divina. Il fregio è abbellito da una teoria di santi, vergini, profeti, apostoli e altre figure intervallate dagli stemmi del Regno di Sicilia, del Senato di Palermo e della Cattedrale di Palermo. Nel timpano è raffigurato Dio Padre, con ai lati un’Annunciazione. Anche il portale d’ingresso è una mirabile opera di intaglio di Antonio Gambara datata 1426.
Portico meridionale
Prima di entrare nella cattedrale, consigliamo di osservare tutti i lati esterni. La facciata, nella stretta via Matteo Bonello, risale al XIII-XIV secolo; il portale centrale in stile gotico catalano è datato 1353 ed è sormontato da un’edicola con un bassorilievo della Madonna col Bambino; la porta bronzea è opera di Filippo Sgarlata del 1961. La facciata è collegata con due archi all’antistante Palazzo Arcivescovile, sede del Museo Diocesano.
Fronte occidentale
Il portale sul fianco sinistro (via dell’Incoronazione) è decorato con elementi architettonici recuperati dal portico già realizzato nel ’500 su questo lato della cattedrale da Fazio e Vincenzo Gagini e poi smantellato nel restauro di fine Settecento. Il lato est, su piazza Sett’Angeli, permette di ammirare due delle quattro torri angolari e la zona absidale, caratterizzata da una ornamentazione geometrica bicroma a tarsie laviche, costituita da pietra lavica alloggiata in conci di tufo, un tipo di decorazione proveniente dall’area mediorientale.
Absidi (esterno)
Entrando ora nella cattedrale, si rimane sorpresi dal contrasto fra l’esterno, caratterizzato da una mescolanza di stili con una prevalenza di gotico e rinascimentale, e l’interno dai colori chiari e dalle linee marcatamente neoclassiche, dovute al grande restauro di fine ’700. L’area delle navate è visitabile liberamente. Lo spazio è articolato in una navata centrale più ampia e due navate laterali con cappelle; fra le più interessanti, segnaliamo nella navata sinistra la cappella della Madonna Libera Inferni, con un’opera di Francesco Laurana (1469), e l’altare del Crocifisso, con un Cristo in croce trecentesco e statue di Serpotta e dei Gagini; la navata è conclusa dalla cappella del Santissimo Sacramento, con un prezioso altare in lapislazzuli del ’600. Nella navata destra segnaliamo la cappella delle Sacre Reliquie, contenente urne-reliquiari che conservano, fra le altre, le spoglie dei primi martiri palermitani, e la cappella di Santa Rosalia al termine della navata, dominata dall’urna in argento che custodisce i resti della patrona di Palermo. In corrispondenza della cappella dedicata a San Francesco da Paola parte una meridiana realizzata nel 1801 che percorre buona parte del pavimento; grazie ad un foro nella cupola antistante la cappella, a mezzogiorno un raggio di sole illumina il segno zodiacale corrispondente al mese in corso.
Navata centrale (vista verso l’abside)
La navata centrale ospita le statue di santi provenienti dalla Tribuna dei Gagini, che decoravano l’abside poi smantellata nel grande restauro settecentesco; dopo essere state esposte in vari luoghi all’interno e all’esterno della Cattedrale, le sculture sono state definitivamente collocate nel 1952 a ridosso dei pilastri della navata centrale e in parte nell’abside. A metà circa della navata si trovano due pregevoli acquasantiere del XV e del XVI secolo. L’affresco del catino absidale, opera di Mariano Rossi del 1803, ricorda la riconsegna di Palermo all’arcivescovo Nicodemo da parte di Roberto il Guiscardo e Ruggero I dopo la liberazione della città dalla dominazione musulmana nel 1072; lo stesso autore ha dipinto sulla volta l’Assunzione di Maria, dedicataria del tempio. Sopra l’altare è collocato un Cristo risorto di Antonello Gagini. Alle spalle dell’altare è posto un coro ligneo quattrocentesco in stile gotico catalano; oltre il coro sulla sinistra si trova il seggio reale a motivi cosmateschi del XIII secolo su cui per primi sedettero i sovrani normanni e poi i Vicerè del Regno.
Catino absidale: Mariano Rossi, La consegna di Palermo all’Arcivescovo Nicodemo da parte dei Normanni (1802-03) Volta: Mariano Rossi, Assunzione di Maria Vergine (1802-03)
Al termine della navata destra una breve scalinata permette di accedere al Tesoro e alla Cripta (ingresso a pagamento). Il Tesoro della Cattedrale è esposto in quattro sale, dove sono conservati paramenti sacri dal XVI al XVIII secolo, paliotti, ostensori, calici, reliquiari; nelle prime due sale sono collocati tre portali marmorei, due realizzati da Vincenzo Gagini (XVI secolo) e uno di fattura gotico-catalana (XIV secolo); nell’ultima stanza è conservata in una teca la tiara d’oro cosiddetta di Costanza d’Aragona, prelevata dal sepolcro della regina all’apertura nel 1491, splendido esempio di oreficeria medievale ricca di smalti, ricami, gemme e perle. Una scala nella terza sala del Tesoro permette di scendere nella Cripta, suggestivo ambiente ipogeo risalente nella sua forma attuale al periodo normanno; dal 1728 ospita 23 sarcofagi, molti dei quali opere greco-romane riadattate nei secoli successivi ad uso sepolcrale; è qui visibile la tomba dell’Arcivescovo Gualtiero Offamilio (1190), fondatore della Cattedrale del 1185.
Cripta, sarcofago di Federico Staufer di Antiochia
Ritornando in chiesa, a metà della navata destra si trova l’accesso ai Tetti (ingresso a pagamento). La prima serie di scale conduce alle terrazze che si trovano in corrispondenza dei cupolini realizzati nel restauro settecentesco per dare luce all’interno della chiesa. Da qui è possibile osservare da vicino la lavorazione a tarsie laviche, risalente al periodo normanno, che decora la parete sud dell’edificio.
Tetti – cupolette
Proseguendo nella salita, si raggiunge la sommità del tetto; da qui è possibile osservare la grande cupola centrale e la torre campanaria in stile neogotico ultimata nel 1845 riprendendo le forme delle torri angolari. La vista spazia a 360° e regala un punto di osservazione insolito sul piazzale della Cattedrale, sui tetti della città, sulle alture circostanti con il Monte Pellegrino, e sulla Conca d’Oro che si apre sul golfo di Palermo.
Vista dai tetti – torre sud-ovest
Rientrati in cattedrale, l’ultima tappa della visita sono le Tombe Reali (ingresso a pagamento). Inizialmente collocate nella Cappella della Maddalena, costruita nel 1131 a ridosso del presbiterio per ospitare le sepolture della famiglia reale, con il grande restauro settecentesco vengono trasferite in un’apposita cappella all’inizio della navata destra. La cappella ospita quattro sarcofagi in porfido rosso protetti da baldacchini in forma di templi classici, due in porfido rosso e due decorati da mosaici a motivi geometrici. Le due tombe con il baldacchino in porfido ospitano le spoglie di Federico II, che trascorse i suoi primi 17 anni a Palermo, e di suo padre Enrico VI di Svevia; inizialmente ordinati da Ruggero II (nonno materno di Federico II) per la propria sepoltura nella cattedrale di Cefalù, vengono fatti trasferire da Federico II nella Cattedrale di Palermo destinandone uno al padre e uno a se stesso. All’interno del sarcofago di Federico II sono stati rinvenuti tre corpi: oltre a quello dell’imperatore, si trovano quello di Pietro d’Aragona e di una donna non identificata. Le due tombe con baldacchino in mosaico contengono i corpi di Ruggero II, fondatore del regno di Sicilia e nonno di Federico II, e di Costanza d’Altavilla, madre di Federico II. Nella cappella sono inoltre ospitate la tomba di Costanza d’Aragona, prima moglie di Federico II, e di Guglielmo d’Aragona, discendente di Federico II.
Sarcofago di Federico II
Come arrivare
La cattedrale di Palermo si trova in via Vittorio Emanuele 490, in zona pedonale e in ZTL. L’ingresso avviene dal portico sull’ampio piazzale meridionale (il portale della facciata è in genere chiuso). La visita degli interni (navata centrale e navate laterali) è libera; la visita alle tombe reali, al tesoro, alla cripta e ai tetti è a pagamento. La biglietteria si trova all’interno della cattedrale, a sinistra entrando dal portale meridionale. Sono disponibili diverse tipologie di biglietto; consigliamo di acquistare un ingresso cumulativo per visitare tutti gli spazi della cattedrale, in biglietteria oppure online sul sito ufficiale. Per gli orari di apertura rimandiamo al sito della Cattedrale.
Con i mezzi pubblici: la stazione di Palermo Centrale si trova a poco più di 1 km dalla Cattedrale; per raggiungerla a piedi, consigliamo di evitare la trafficata via Roma e di percorrere via Maqueda. Per spostarsi in autobus, suggeriamo di verificare il percorso più conveniente sul sito dell’Amat (scegliere “Trova percorso con Moovit”).
In auto: consigliamo il parcheggio Apcoa Orlando, a circa 900 metri a piedi dalla cattedrale. Per una lista di altri parcheggi disponibili, rimandiamo al sito del Comune.
Dove mangiare
Consigliamo di non perdere le tipiche arancine di riso in uno dei numerosi chioschi che si trovano su via Vittorio Emanuele.