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Mostra “1950-1970. La grande arte italiana”

Torino – Sale Chiablese

Fino al 2 marzo 2025 è allestita ai Musei Reali di Torino, nelle sale espositive di Palazzo Chiablese, la mostra “1950-1970. La grande arte italiana. Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea”, che presenta una selezione di circa 80 opere di importanti artisti italiani realizzate fra 1950 e 1970 e provenienti dalla GNAM di Roma. L’ingresso è incluso con Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta.

Da sinistra: Lucio Fontana, Concetto spaziale; Alberto Burri, Grande legno G 59; Lucio Fontana, Concetto spaziale: Alberto Burri, Ferro SP. Al centro: Lucio Fontana, Concetto spaziale. Natura

La GNAM di Roma

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nasce per Regio Decreto nel 1883 per raccogliere ed esporre i migliori lavori di pittura, scultura, disegno e incisione di artisti italiani, viventi o comunque non anteriori al XIX secolo, nell’intento di istituire un’identità culturale comune del nuovo Stato unitario; la collezione della Galleria si forma quindi nel corso del tempo attraverso l’acquisizione di lavori selezionati da un’apposita commissione fra quelli presentati alle esposizioni nazionali e internazionali.

Toti Scialoja, Sul nero

La Galleria viene aperta al pubblico nel 1885 al primo piano del Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, dove occupa tre sale grandi e tre piccole. Con l’aumentare della collezione, si rendono necessari spazi espositivi più ampi; nel 1911, con l’occasione dell’Esposizione Universale di Roma e delle celebrazioni per il cinquantenario dell’unità, all’architetto e ingegnere Cesare Bazzani viene affidato l’incarico della progettazione di un nuovo Palazzo delle Belle Arti da costruirsi nel parco di Villa Borghese. Nel 1914 il Palazzo diventa la nuova e definitiva sede della Galleria. Già nel 1933 il numero di opere della collezione richiede un ampliamento progettato dallo stesso Bazzani, che raddoppia lo spazio espositivo.

Allestimento mostra. A sinistra: il Palazzo delle Belle Arti. A destra: Pino Pascali, L’arco di Ulisse; Ettore Colla, Rilievo con bulloni

Negli anni fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento vengono istituiti in Italia altri due musei destinati a raccogliere opere di arte contemporanea: la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, inaugurata nel 1895, e la Galleria d’Arte Moderna di Firenze, istituita nel 1924 ma la cui collezione inizia a formarsi già nell’800. Mentre però queste due istituzioni rappresentano soprattutto le rispettive scuole regionali di fine ’800, la GNAM di Roma intraprende un’attività di raccolta di opere contemporanee provenienti da tutto il territorio nazionale.

Allestimento mostra

Assunta nel 1939 la denominazione di Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, sotto la direzione di Palma Bucarelli che la guida dal 1941 al 1975 la GNAM si caratterizza, soprattutto negli anni ’50, per l’opera di divulgazione dell’arte contemporanea nazionale e internazionale, proponendo al pubblico italiano mostre di artisti come Picasso, Mondrian e Pollock. Sempre attenta alle nuove tendenze artistiche, è grazie alla Bucarelli che entrano nel patrimonio della Galleria opere oggi iconiche come i Sacchi di Burri e le opere di Piero Manzoni, in una decisa presa di posizione a favore dell’arte non figurativa.

Allestimento mostra, sala dedicata a Lucio Fontana e Alberto Burri

Il percorso della mostra

Con l’occasione dell’allestimento di una mostra sul Futurismo presso la GNAM che necessita di ampi spazi e ha reso necessario liberare alcune sale dell’allestimento permanente, le opere temporaneamente non esposte sono state prestate ai Musei Reali di Torino per permettere ad un pubblico più ampio di conoscere il patrimonio della Galleria romana. Le opere selezionate raccontano l’evoluzione dell’arte italiana del secondo dopoguerra attraverso un’ottantina di capolavori dei principali protagonisti delle tendenze astrattiste e informali.

A sinistra: Piero Dorazio, Composizione astratta. A destra: Piero Dorazio, Minus one

La mostra si apre con una sala monografica su Giuseppe Capogrossi, il quale, partito da una pittura figurativa, a partire dal 1948 si dedica definitivamente all’arte astratta nella declinazione della pittura segnica, basata sull’utilizzo di elementi grafici che non rappresentano forme della realtà né alfabeti codificati, esprimendosi attraverso una successione e combinazione di segni ripetuti in maniera sistematica; il segno che contraddistingue la produzione di Capogrossi ricorda un pettine o una forchetta, che viene ingrandito, ridotto, moltiplicato, modulato in infinite combinazioni mettendolo in continua relazione con lo sfondo e la superficie pittorica.

A sinistra: Giuseppe Capogrossi, Superficie 335. A destra: Giuseppe Capogrossi, Superficie 290

La seconda sala è dedicata alla materia, con opere che utilizzano materiali non convenzionali, di riciclo, poveri o industriali, evocando il ruolo centrale della tecnologia della società moderna come nelle opere di Ettore Colla, una rappresentazione del dramma dell’esistenza umana come nella produzione di Alberto Burri, o la stratificazione della materia come nei manifesti pubblicitari lacerati di Mimmo Rotella.

Ettore Colla, Rilievo con rombo

La terza sala presenta le opere di Afro Basaldella, che negli Stati Uniti conosce l’espressionismo astratto e apprende la pittura gestuale; inizialmente interessata da valori luministici e tonali, nel corso degli anni ’60 la produzione di Afro accentua la componente gestuale, mentre nella sua produzione più tarda viene controllata e ricondotta in campiture nette.

Afro Basaldella, Il castello

La sezione successiva rievoca il dibattito vivo in Italia negli anni del dopoguerra fra l’arte figurativa, legata a una tradizione realista e impegnata politicamente, e l’arte astratta, che tende a superare i limiti della figurazione realistica e a cercare nuove dimensioni spaziali e formali.

Lucio Fontana, Concetto spaziale

La sala centrale della mostra presenta un serrato confronto fra Lucio Fontana e Alberto Burri. Nell’ampia serie di Buchi e negli iconici tagli delle Attese si esprime la ricerca da parte di Fontana di una nuova dimensione che vada oltre la tela, da raggiungere tramite un gesto creativo che superi la bidimensionalità della superficie pittorica. Nelle sue drammatiche opere Burri cerca invece un linguaggio idoneo ad esprimere i sentimenti provati negli anni di prigionia durante la guerra, lavorando legno, ferro, juta, plastiche industriali e materiali vinilici fino al disfacimento della materia.

A sinistra: Alberto Burri, Nero cretto G 5. A destra: Lucio Fontana, Concetto spaziale. Teatrino

La sesta sala testimonia l’utilizzo da parte di numerosi artisti di oggetti e immagini provenienti dal contesto culturale contemporaneo, con la rielaborazione di soggetti tratti dalla televisione, dal cinema, dalle riviste e dai quotidiani.

A sinistra: Giosetta Fioroni, Ragazza TV o La ragazza della televisione. A destra: Giosetta Fioroni, Elsa Martinelli

La sezione dedicata a Piero Manzoni concentra l’attenzione sui suoi Achrome, quadri in monocromo bianco realizzati con i materiali più vari (tela grezza con gesso e caolino, cotone, fibre sintetiche) che mostrano come le sue opere in apparenza di un solo colore siano in realtà superfici dinamiche, che variano con il mutare di ombre e luci, dando rilevanza alla materia.

Piero Manzoni, Achrome – Bianco

Le piccole sale che seguono ospitano due Quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto, che mescolano l’immagine immutabile della rappresentazione pittorica e l’immagine in costante mutamento della realtà riflessa nello specchio, e una selezione di opere di Emilio Isgrò dove le parole e le frasi cancellate da testi stampati (enciclopedie, libri, mappe) pongono l’accento sul valore del linguaggio, della comunicazione e della parola scritta.

Michelangelo Pistoletto, I visitatori

La mostra si chiude con alcune opere di Pino Pascali, che nelle sue creazioni instaura corrispondenze ironiche e ambigue fra natura, arte, industria e rappresentazione, come nel caso dei Bachi da setola, grandi scovoli di materiale acrilico a cui viene data la forma di enormi bachi da seta colorati, oggetti che esistono in un mondo al limite fra natura e artificio.

Pino Pascali, Bachi da setola

Informazioni sulla mostra

Per un approfondimento sulla nascita dell’arte astratta in Italia fra gli anni ’30 e ’50 leggete il nostro articolo: Mostra “Torino anni ’50”

Per vedere altre opere degli artisti presenti in mostra, esposte nella sezione sul ’900 alle Gallerie d’Italia di Milano, leggete il nostro articolo: Milano – Gallerie d’Italia

Come arrivare

Le sale espositive di Palazzo Chiablese si trovano in piazzetta Reale 1, al piano terra. Attenzione: il palazzo si trova in ZTL, dove vige il divieto di circolazione per gli automezzi dal lunedì al venerdì dalle 7:30 alle 10:30.

Con i mezzi pubblici: tram e autobus con fermata in piazza Castello o in via XX Settembre; consigliamo di verificare sul sito dei trasporti pubblici torinesi l’itinerario migliore a seconda della provenienza.

In auto: tutti i parcheggi del centro sono a pagamento; consigliamo il parcheggio Roma-San Carlo-Castello con ingresso da piazza Castello angolo via Viotti.

Dove mangiare

Per gustare delle ottime specialità liguri, consigliamo la sede di via Porta Palatina della Focacceria Riecco.

Collegamenti utili

Musei Reali Torino

GNAM

GTT (Gruppo Torinese Trasporti)

Parcheggio Roma-San Carlo-Castello