Milano – Museo Bagatti Valsecchi
Informazioni utili
| Museo Bagatti Valsecchi | Case Museo di Milano | ATM | Area C |Visita alla casa museo Bagatti Valsecchi a Milano, elegante dimora in stile neorinascimentale dove sono conservate le collezioni di arte raccolte alla fine dell’Ottocento dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi. La casa fa parte del circuito delle case-museo milanesi. L’ingresso è incluso nell’Abbonamento Musei Lombardia Valle d’Aosta.

Portale d’ingresso alla sala dell’affresco
La storia
La storia dei Bagatti Valsecchi inizia con Pietro Bagatti (1802-1864), miniaturista su avorio e porcellana assai apprezzato al suo tempo, il quale viene adottato dal secondo marito della madre, il facoltoso barone Lattanzio Valsecchi; alla morte di Lattanzio, Pietro ne eredita il titolo nobiliare e il cognome, che aggiunge al proprio. Dal suo matrimonio con Carolina Angiolini nascono i due figli Fausto (1843-1914) e Giuseppe (1845-1934); entrambi intraprendono studi giuridici, ma non esercitano mai la professione legale. Molto uniti, i due fratelli hanno personalità assai diverse: più mondano Fausto, più riservato Giuseppe. All’amministrazione dei beni di famiglia, i due fratelli affiancano l’impegno in numerose istituzioni benefiche, viaggi in Italia e all’estero, la partecipazione alla vivace vita sociale milanese.

Salone
Alla morte della madre nel 1880, i due fratelli decidono di ristrutturare la casa di famiglia, situata nel cuore di Milano fra via Gesù e via Santo Spirito. L’abitazione, che si era andata progressivamente ampliando dalla metà del ’700 con l’acquisizione di proprietà adiacenti, era stata decorata da Carolina in stile barocchetto negli anni ’70 dell’800. I due fratelli decidono però di ricrearvi l’atmosfera di una sontuosa dimora del Rinascimento lombardo; iniziano così a collezionare opere del XV e XVI secolo, dipinti, mobili, oggetti d’arte applicata, frammenti architettonici, affreschi, ai quali affiancano manufatti ricreati in stile dai loro artigiani di fiducia, o assemblati unendo frammenti provenienti da opere diverse, con lo scopo di arredare la loro casa in uno stile unitario.

Cortile di via Gesù
La scelta del periodo rinascimentale rievoca l’età più gloriosa di Milano, quella capitale politica, economica e culturale che sotto il governo di Ludovico il Moro era stata in grado di attirare artisti come Leonardo da Vinci e Donato Bramante, in un momento in cui, alla fine del XIX secolo e a pochi anni dall’unità d’Italia, la città è nuovamente uno dei centri più importanti della giovane nazione.

Salone, soffitto a cassettoni
Nel 1882 Giuseppe sposa Carolina Borromeo; si rende perciò necessario separare l’abitazione in due appartamenti indipendenti, uno per i due sposi e uno per Fausto. La divisione dei due nuclei abitativi, che non comporta mai la costruzione di muri divisori, vede l’organizzazione degli spazi attorno ai due cortili interni, con la creazione di stanze private e di ambienti ad uso comune; le camere sul lato di via del Gesù sono abitate da Fausto, mentre quelle su via Santo Spirito da Giuseppe e Carolina, e poi dai loro cinque figli; i due appartamenti sono dotati di ingressi indipendenti, in modo da garantire l’autonomia dei fratelli.

Scalone e atrio dell’ingresso di via Santo Spirito
Nel 1892-95 i Bagatti Valsecchi costruiscono al civico 7 di via Santo Spirito, in asse con il palazzo, un altro edificio in stile rinascimentale destinato ad ospitare la discendenza di Giuseppe e Carolina. Gli eredi vivono nella casa di famiglia fino al 1974; alla morte di Pasino, figlio di Giuseppe, gli ultimi eredi Pier Fausto, Cristina, Anna Maria e Fausta decidono di non dividere fra loro il patrimonio d’arte di famiglia, ma di mantenerne l’unità donandolo alla neocostituita Fondazione Bagatti Valsecchi; contemporaneamente, la Regione Lombardia acquista il palazzo impegnandosi a ospitare in perpetuo la raccolta allestita al piano nobile, per preservare il legame inscindibile fra la collezione e la casa voluto dai fratelli Fausto e Giuseppe. L’abitazione viene aperta al pubblico come casa-museo nel 1994.

Camera Verde (Camera da letto di Giuseppe)
Il percorso di visita
La disposizione delle opere e degli arredi è stata riallestita secondo il progetto dei fratelli Fausto e Giuseppe grazie alle immagini contenute nel volume fotografico fatto pubblicare da Giuseppe nel 1918 in memoria del fratello Fausto, scomparso pochi anni prima; il libro è in esposizione nella Biblioteca. Attualmente si accede alla casa dall’ingresso di via Gesù; l’entrata di via Santo Spirito è chiusa e visibile solo dall’esterno. Al piano terra, dove a fine ’800 si trovavano locali di servizio come le cucine e le scuderie, si possono osservare i due cortili interni separati da un porticato.

Portico del cortile d’ingresso di via Gesù
Per il suo carattere di dimora storica, lungo il percorso non sono presenti didascalie accanto alle opere; la visita avviene utilizzando i pannelli mobili nelle sale, ascoltando le audioguide gratuite disponibili sul sito del museo, o tramite l’app Museo Bagatti Valsecchi. Si accede agli appartamenti al piano nobile tramite un’elegante scala in ferro battuto; arrivati al ballatoio, si possono osservare sulla volta le decorazioni in stucco bianco e dorato in stile barocchetto volute da Carolina Angiolini, mentre le pareti sono decorate da arazzi fiamminghi del XVI secolo e da alberi genealogici della famiglia.

Scalone d’ingresso
Prendendo avvio dall’appartamento di Fausto, la visita inizia dalla Sala dell’affresco, così detta dal dipinto murale raffigurante la Madonna della Misericordia realizzato nel 1495 da Antonio Boselli, acquistato nel 1885 staccandolo dal coro della chiesa dei Santi Vincenzo e Alessandro di Ponteranica (Bergamo), pratica al tempo diffusa per salvare opere di pregio che rischiavano la distruzione in chiese abbandonate. Si accede alla Sala attraversando un grande portale in marmo in stile rinascimentale realizzato nel 1884 dagli artigiani di fiducia dei fratelli Bagatti Valsecchi.

Sala dell’affresco
La Sala Bevilacqua era il salottino privato di Fausto. Conserva la tappezzeria fatta realizzare dai fratelli alla fine dell’800 ispirandosi a motivi rinascimentali, e adattando il disegno alle dimensioni delle pareti in modo da evitare tagli e asimmetrie nel decoro. La stanza prende il nome da una preziosa tavola di fine XV – inizio XVI secolo di Giovanni Ambrogio Bevilacqua raffigurante la Madonna col Bambino, realizzata con l’impiego di materiali diversi (velluti, gemme, fili d’oro e d’argento, applicazioni metalliche). Anche le porte e gli stipiti di questa sala sono creazioni ottocentesche in stile rinascimentale.

Sala Bevilacqua
La Biblioteca era destinata a raccogliere volumi di architettura, pittura, scultura e arti decorative, riviste e manuali di arredamento e decorazione domestica che i fratelli utilizzavano alla ricerca di motivi decorativi da riprodurre nell’allestimento della loro casa. Le pareti sono rivestite da armadiature in legno decorate con stemmi di famiglia, mentre la volta riproduce la decorazione della sala capitolare della chiesa di Santa Maria della Passione a Milano, importante monumento del XV secolo affrescato dal Bergognone.

Biblioteca
La Camera del letto valtellinese prende il nome dal letto riccamente intagliato proveniente dal Palazzo Visconti Venosta di Grosio in Valtellina, e come altri arredi presenti nella casa è stato creato assemblando diversi frammenti antichi. Sopra il letto è collocato un polittico del Giampietrino, allievo milanese di Leonardo, raffigurante la Vergine col Bambino e Santi ricomposto in una cornice neorinascimentale; per ragioni di spazio, lo scomparto con il Redentore, che faceva parte della stessa opera, è esposta sulla parete di fronte. Il soffitto della stanza è una creazione in cartapesta di uno scenografo del Teatro alla Scala; nei lacunari le lettere che compongono il nome “Faustus” si alternano agli stemmi Bagatti Valsecchi.

Camera del letto valtellinese
Nella Sala da bagno una monumentale vasca in marmo realizzata nel XIX secolo in stile rinascimentale è servita da acqua corrente calda e fredda; si tratta di una delle comodità moderne che i fratelli Bagatti Valsecchi hanno voluto nella loro abitazione, come l’illuminazione elettrica, fra i primi esempi in un edificio privato a Milano, e il riscaldamento che proveniva da una caldaia collocata nelle cantine e fuoriusciva dalle griglie poste con discrezione nei pavimenti o nelle zoccolature.

Sala da bagno
L’appartamento di Fausto si conclude con il Passaggio del labirinto, che prende il nome dalla decorazione della volta ispirata alla Stanza del labirinto nel Palazzo Ducale di Mantova. In questo come in diversi ambienti della casa sono presenti numerose iscrizioni in italiano e in latino, che rievocano la moda rinascimentale dei motti moraleggianti.

Passaggio del labirinto, volta
Uscendo dal Passaggio, ci si trova nella Galleria della cupola, che prende il nome dalla cupola con lucernario aperta nella volta. Come la parallela Galleria delle armi, questo ambiente a doppia altezza si sviluppa ai lati del Salone come collegamento fra i due appartamenti. In occasione di un restauro nel 2008, a lato della Galleria è stato ricavato un piccolo ambiente, che non fa parte degli appartamenti storici, dove sono esposti foto, cimeli e oggetti di vita quotidiana che aiutano a ricostruire la storia della famiglia Bagatti Valsecchi.

Galleria della cupola
Si entra ora nell’appartamento di Giuseppe e della moglie Carolina Borromeo. Il primo ambiente è la Sala della stufa valtellinese, utilizzato come salotto e decorato con il rivestimento ligneo tipico delle case tradizionali della Valtellina; la boiserie proviene da Palazzo Carbonera di Sondrio, con un’integrazione ottocentesca per la fascia superiore. Una credenza in stile neorinascimentale realizzata appositamente per Carolina nasconde un pianoforte.

Sala della stufa valtellinese
Seguono due camere da letto. La prima, detta Camera rossa, era la stanza di Giuseppe e Carolina, di cui ricorrono su arredi e tessuti gli stemmi araldici del giglio Bagatti Valsecchi e dei tre anelli intrecciati Borromeo. Alle pareti sono esposti i dipinti su tavola più importanti di tutta la collezione, fra cui una Santa Giustina di Giovanni Bellini del 1470 ca., acquistata da Giuseppe per la moglie Carolina perché l’opera faceva parte già nel XV secolo della collezione Borromeo. La seconda è la Camera verde, stanza da letto di Giuseppe che, secondo l’uso aristocratico, disponeva di una camera privata; il soffitto intagliato proviene dallo stesso palazzo di Sondrio dal quale arriva il rivestimento ligneo della Sala della stufa valtellinese.

Camera rossa (Camera da letto di Giuseppe e Carolina Borromeo)
Entrando ora negli ambienti comuni della casa, si visita il Salone, l’ambiente più grande dell’abitazione che doveva rappresentare degnamente l’importanza della famiglia. Il soffitto a cassettoni lignei e pigne dorate presenta diverse decorazioni fra le quali una scarpa, visibile anche su una vetrata: “bagatt” in dialetto milanese significa “ciabattino”, e i fratelli l’hanno voluta scherzosamente inserire per richiamare il loro cognome. La tappezzeria ottocentesca, personalizzata con lo stemma Bagatti Valsecchi e le iniziali “BA VA” si ispira a parati italiani rinascimentali. Il rivestimento ligneo alle pareti incorpora frammenti antichi provenienti dalla chiesa di Classe di Dentro (Ravenna), mentre il camino è un assemblaggio di parti antiche, come i telamoni cinquecenteschi, e parti moderne realizzate su disegno dei fratelli ispirandosi a un trattato di architettura cinquecentesco.

Salone
La Sala da pranzo è decorata da arazzi fiamminghi del Cinquecento che sono stati ritagliati per adattarli alle dimensioni delle pareti e integrati con stoffe dipinte a loro imitazione. L’adiacente Studio veniva utilizzato da Giuseppe sia per ricevere i numerosi mercanti dai quali i fratelli Bagatti Valsecchi acquistavano le opere per la loro casa, sia come locale di accoglienza per i visitatori che entravano da via Santo Spirito: una delle porte immette infatti nell’elegante scalone che collega il piano terra all’appartamento; lo scalone non è visitabile, così come la loggia che si intravede dalla porta-finestra dello Studio.

Sala da pranzo
La visita si conclude nella Galleria delle armi, un lungo ambiente dove sono esposte le collezioni di armature e armi antiche; la raccolta si compone quasi esclusivamente di armi bianche, più adatte alla rievocazione del Rinascimento perseguita dai due fratelli, e omaggio all’eccellenza della produzione lombarda del Cinquecento. Come la parallela Galleria della cupola, anche la volta di questo ambiente conserva le decorazioni in stucco di stile barocchetto.

Galleria delle armi
Per un approfondimento sulla Milano di fine ’800, leggete il nostro articolo: Milano da romantica a scapigliata
Come arrivare
Il Museo Bagatti Valsecchi si trova in via Gesù 5, una traversa di via Monte Napoleone, nel quadrilatero della moda. L’ingresso di via Santo Spirito è chiuso, ma consigliamo una breve visita anche in questa via per osservare dall’esterno sia la facciata con il loggiato (al civico 10), sia l’edificio di fronte fatto costruire dai fratelli Bagatti Valsecchi come abitazione per i loro discendenti (al civico 7). Il Museo fa parte del circuito delle quattro case-museo milanesi assieme al Museo Poldi Pezzoli, alla Casa Necchi Campiglio, e alla casa-museo Boschi Di Stefano.
Con i mezzi pubblici: metropolitana fermata Montenapoleone, tram 1 fermata Montenapoleone M3, entrambe a ca. 250 metri dal Museo.
In auto: via Gesù e tutti i parcheggi del centro storico si trovano in area C (zona a traffico limitato), con accesso subordinato al pagamento di un ticket; rimandiamo al sito del Comune per i dettagli sull’accesso all’area C. Nei pressi del Museo si trovano alcune autorimesse private, con costi orari piuttosto elevati.