Stupinigi (Torino) – Palazzina di Caccia
Informazioni utili
| Palazzina di Caccia | Residenze Reali Sabaude | GTT |Visita alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, residenza settecentesca alle porte di Torino costruita dai Savoia per gli svaghi di corte e l’attività venatoria. Fa parte del circuito delle Residenze Reali Sabaude. L’ingresso è incluso nell’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta.
Palazzina di Caccia, ingresso
La storia
La Palazzina di Caccia di Stupinigi è, assieme alla Reggia di Venaria, una delle residenze fatte costruire dai Savoia per la pratica venatoria fra gli ampi boschi degli immediati dintorni di Torino. Un complesso fortificato detto Castelvecchio, oggi in stato di abbandono ma ancora visibile a poca distanza dalla Palazzina, esiste a Stupinigi già in età medievale; il duca Emanuele Filiberto di Savoia entra in possesso del castello e dei vasti terreni adiacenti nel 1564, e li conferisce all’Ordine Mauriziano, un ordine cavalleresco, religioso e di assistenza ospedaliera fondato dalla Casa Savoia nel 1572. Gran Maestro dell’Ordine era il capo del casato Savoia; il fortilizio di Stupinigi, e in seguito la Palazzina, sono quindi posti sotto il diretto controllo dei sovrani sabaudi, pur non facendo formalmente parte dei possedimenti reali.
Con decreto reale del 11 aprile 1729, Vittorio Amedeo II affida il progetto di una palazzina di caccia al messinese Filippo Juvarra, l’architetto di corte che, giunto a Torino già nel 1714, aveva dato un volto nuovo alla città con un’ampia serie di interventi, fra cui la costruzione della basilica di Superga, il rifacimento della facciata di Palazzo Madama e della chiesa di Santa Cristina, interventi di modifica alla Reggia di Venaria, al castello di Rivoli, alla Villa della Regina. La Palazzina sorge al termine di un lungo viale rettilineo distante una decina di chilometri dal Palazzo Reale di Torino, e trova il suo fulcro nel salone centrale, dal quale si dipartivano a raggiera le rotte di caccia nelle tenute e nei boschi circostanti, oggi solo parzialmente conservati all’interno del Parco Reale di Stupinigi.
Palazzina di Caccia, vista aerea dall’ingresso
Il progetto di Juvarra pone al centro del complesso un grandioso salone ellittico, scenografico punto di partenza e di arrivo per le battute di caccia, dal quale si estendono quattro bracci a formare una croce di Sant’Andrea; i due brevi bracci verso il parco ospitano le camere da letto degli appartamenti reali, mentre i due bracci verso la città si sviluppano a formare un cortile esagonale che accoglie i visitatori guidando la vista verso il corpo centrale sormontato dalla statua di un cervo, simbolo della Palazzina. Dopo partenza di Juvarra da Torino (1735) la costruzione di nuovi corpi di fabbrica si protrae fino alla fine del Settecento ad opera dei suoi più stretti collaboratori, i quali non alterano in maniera sostanziale il progetto originario, mantenendo quasi intatta la simmetria juvarriana. L’aggiunta più rilevante porta alla costruzione di due ali laterali, dette Appartamento di Levante o del Duca del Chiablese, e Appartamento di Ponente o del Duca di Savoia, entrambe su progetto di Benedetto Alfieri, per accogliere rispettivamente le stanze di Benedetto Maria Maurizio di Savoia (figlio cadetto di Carlo Emanuele II), e del duca di Savoia Vittorio Emanuele I. Nella seconda metà del Settecento vengono costruite ulteriori ali per ospitare le scuderie, oltre alle cascine che ancora oggi fiancheggiano il viale d’accesso.
Palazzina di Caccia, vista aerea dal parco
Dopo essere stato abitato, fra gli altri, da Paolina Bonaparte e dalla Regina Margherita, nel 1919 il complesso viene ceduto dai Savoia al demanio statale, e poi restituito nel 1925 all’Ordine Mauriziano, che lo destina a sede del Museo dell’Ammobiliamento per esporre, oltre ai preziosi arredi della Palazzina, opere provenienti da altre residenze sabaude, soprattutto dal castello di Moncalieri e dalla Reggia di Venaria. Oggi è possibile visitare una parte delle sale storiche della Palazzina, con i loro decori e arredi; le antiche cucine e le scuderie ospitano periodicamente diverse mostre temporanee. Il giardino non è purtroppo visitabile, ma è in corso un progetto di riqualificazione che dovrebbe concludersi nel 2024 con l’apertura al pubblico.
Appartamento del Re – Volta del salone centrale: Giuseppe e Domenico Valeriani, Il trionfo di Diana
Il percorso di visita
Arrivando alla Palazzina, gli edifici dei cascinali che fiancheggiano il lungo viale alberato sono costruiti in rustici mattoni a vista; man mano che ci si avvicina al salone centrale, cuore del complesso, la decorazione architettonica dei corpi di fabbrica si fa via via più ricca ed elaborata, con la progressiva comparsa di balaustre, vasi decorativi, trofei di caccia, fino a culminare nel cervo in bronzo posto sulla sommità del tetto, simbolo della Palazzina visibile già da grande distanza. Quella che vediamo oggi è una copia della scultura originale, opera di Francesco Ladatte, che dai primi anni ’90 per ragioni conservative è ricoverata nella prima sala del percorso di visita, le antiche scuderie juvarriane. Qui sono visibili anche una serie di medaglioni lignei settecenteschi che raffigurano la genealogia degli antichi conti sabaudi.
Galleria dei ritratti: Francesco Ladatte, Cervo
All’interno delle sale sono presenti solo pochi pannelli informativi con brevi descrizioni delle opere e delle decorazioni. Consigliamo di scaricare l’app gratuita con l’audioguida ufficiale (“Palazzina di Caccia di Stupinigi”). Nella sala della biglietteria e in quella del cervo sono presenti due QR code purtroppo poco visibili, e in biglietteria non vengono date indicazioni sulla disponibilità di questa app.
La destinazione venatoria della Palazzina è celebrata in molte delle sale con tele e affreschi sulle volte e sulle pareti, sovrapporte, paracamini, applique, particolari degli arredi che riprendono con numerose variazioni il tema della caccia; l’unitarietà della decorazione è già ben definita nel progetto di Juvarra, il quale supervisiona l’esecuzione di tutte le campagne decorative; anche i suoi successori restano fedeli al progetto originario, e il breve arco temporale di circa 70 anni durante il quale la Palazzina viene conclusa ha permesso di mantenere un’uniformità di stile, facendo della Palazzina un campionario dell’arte settecentesca nella sua evoluzione dal Barocco al Rococò.
Appartamento del Re – Camera da letto: Michele Antonio Milocco, Diana
Salita una breve rampa di scale, le prime due sale ospitano la biblioteca, arredata con armadiature provenienti dal Palazzo Reale di Torino. Il primo grande ambiente che si incontra è la Sala da gioco, che veniva utilizzata anche come sala da musica ed è caratterizzata da una decorazione di gusto esotico con soggetti animali e vegetali opera del viennese Christian Wehrlin; fra gli arredi, sono presenti diversi tavolini da gioco finemente intarsiati.
Appartamento di Levante – Sala da gioco
Con la successiva sala da pranzo inizia la visita agli Appartamenti di Levante, detti anche del Duca del Chiablese. Il piccolo Salottino degli specchi è caratterizzato da una decorazione a specchi sia sulla volta che nei dettagli delle pareti, per riflettere la luce delle candele. I due salottini cinesi testimoniano la passione settecentesca per l’oriente; alle pareti è applicata una carta da parati proveniente dalla Cina con immaginarie scene di vita quotidiana.
Appartamento di Levante – Primo salotto cinese
La Sala delle prospettive è decorata da una serie di eleganti vedute architettoniche in tondi monocromi. Segue la Sala del Bonzanigo, così detta dal bell’armadio in legno laccato in azzurro, oro e avorio tradizionalmente attribuito all’ebanista piemontese Giuseppe Maria Bonzanigo ma più probabilmente da riferire a Francesco Bolgiè.
Appartamento di Levante – Sala delle prospettive, affreschi di Giovan Battista Alberoni
Il Gabinetto del pregadio ospita, in una nicchia ricavata nella parete, un piccolo luogo per la preghiera privata opera di Pietro Piffetti, ebanista favorito della corte sabauda; altre sue creazioni sono visibili, oltre che nelle sale della Palazzina, anche alla Fondazione Accorsi, a Palazzo Madama e a Palazzo Chiablese. Nella camera da letto, accanto al sontuoso letto a baldacchino sono visibili alcuni mobili di Piffetti, fra cui un prezioso inginocchiatoio e una scrivania con storie di Diana, dea della caccia. L’Appartamento di Levante si conclude con l’Anticamera, alle cui pareti sono esposti dei cartoni preparatori per arazzi raffiguranti storie di Giulio Cesare e Annibale.
Appartamento di Levante – Anticamera dell’appartamento del Duca del Chiablese
Un lungo corridoio collega l’Appartamento di Levante all’Appartamento del Re; queste sale non sono purtroppo illustrate nell’audioguida. La visita inizia dalla Sala degli Scudieri, alle cui pareti sono esposte delle tele di Vittorio Amedeo Cignaroli che rappresentano con grande ricchezza di particolari le diverse fasi del rituale della caccia al cervo, alla quale partecipavano assieme al Re con le numerose mute di cani fino a 200 persone fra valletti, cacciatori, e dame che osservavano dalle loro carrozze.
Appartamento del Re – Sala degli scudieri: Vittorio Amedeo Cignaroli, Scene di caccia
In una serie di piccole salette si possono ammirare dei soffitti decorati a grottesche, mentre nell’Anticamera e nella Camera da letto sono esposti pregevoli mobili fra i quali un medagliere del Piffetti, ed è visibile un altro pregadio; le volte di entrambe le sale sono decorate da grandi affreschi raffiguranti il mito di Diana del pittore torinese Michele Antonio Milocco.
Appartamento del Re – Camera da letto; a sinistra: Pietro Piffetti, Medagliere
Il grande salone centrale, fulcro dell’intero complesso e primo corpo di fabbrica ad essere terminato, è un ambiente di forma ovale a doppia altezza in cui la disposizione dei pilastri, degli archi e delle balconate ideata da Juvarra crea una serie di variazioni architettoniche che movimentano l’ambiente con giochi di luci e ombre pienamente barocchi. La decorazione della volta si deve ai pittori bolognesi Giuseppe e Domenico Valeriani, che hanno dipinto ad affresco Il trionfo di Diana attorniata da un corteo di ninfe, fra putti con selvaggina, festoni di fiori, trofei di armi da caccia. Dalle grandi vetrate è possibile osservare il parco, verso il quale si dirigevano i cortei di caccia che partivano proprio dal salone.
Appartamento del Re – Salone centrale
Oltre il salone si sviluppa l’Appartamento della Regina, speculare a quello del Re. Interessato da un recente restauro che ha restituito lo splendore originario a tutti gli ambienti, anche questo non è purtroppo incluso nell’audioguida, ad eccezione della cappella. Sulle volte dell’Anticamera e della Camera da letto si possono ammirare due fra i più begli affreschi dell’intero complesso: nella prima, il Sacrificio di Ifigenia di Giovan Battista Crosato raffigura l’episodio mitologico nel quale Ifigenia, figlia di Agamennone e condannata al sacrificio per permettere alle navi greche di salpare per la guerra di Troia, viene salvata da Diana che offre una cerva, appena visibile fra i putti a destra della dea, al posto della fanciulla; le pareti sono decorate da una delicata tappezzeria inquadrata in cornici di vetro blu con rilievi floreali dorati.
Appartamento della Regina – Anticamera
Nella Camera da letto è invece raffigurato Il riposo di Diana del francese Charles André Van Loo, nel quale la dea è contornata da un corteo di ninfe adagiate sulle rive di un corso d’acqua.
Appartamento della Regina – Camera da letto: Charles André Van Loo, Il riposo di Diana
L’ultimo ambiente del percorso di visita è la cappella di Sant’Uberto, dedicata al santo che secondo la tradizione abbandonò la sua vita dissoluta dopo aver ricevuto la visione di un crocifisso fra le corna di un cervo; una nicchia ricavata nella parete ospita l’altare e la pala di Vittorio Amedeo Rapous raffigurante La visione di Sant’Uberto; la cappella era originariamente una sala da pranzo, della quale rimane testimonianza negli affreschi delle lunette, dove sono rappresentati selvaggina e giovani cacciatori in compagnia di fanciulle. Il 3 novembre, ricorrenza del santo, a Stupinigi si teneva la Grande Caccia di Sant’Uberto. Anche al complesso della Venaria Reale, la residenza venatoria seicentesca dei Savoia, è presente una cappella dedicata a questo santo.
Appartamento della Regina – Cappella di Sant’Uberto
Come arrivare
La Palazzina di Caccia si trova in piazza Principe Amedeo 7 a Stupinigi, frazione del comune di Nichelino. In un locale seminterrato, scendendo le scale al fondo della sala che ospita il cervo, si trovano i servizi e degli armadietti self-service.
Con i mezzi pubblici: Stupinigi è servita dall’autobus di linea 41 della GTT, con partenza dalla stazione di Torino Lingotto. Attenzione: non tutte le corse della linea 41 portano alla Palazzina, utilizzare solo gli autobus che indicano espressamente “transita Stupinigi”. Per il ritorno a Torino, occorre prendere l’autobus nuovamente alla stessa fermata dell’andata, scendere dopo 3 fermate (fermata 1089 Gorizia), e prendere un autobus in direzione opposta (destinazione Lingotto).
In auto: ampio parcheggio gratuito è disponibile su viale Torino, in corrispondenza delle cascine che fiancheggiano la parte terminale della lunga strada alberata che porta da Torino alla Palazzina.
Dove mangiare
La Palazzina non è purtroppo dotata di un punto di ristoro; sono disponibili alcuni distributori automatici nel locale dove si trovano gli armadietti. All’inizio del viale alberato che porta a Torino si trovano un ristorante e una caffetteria.