Mostra Capodimonte, copertina
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Mostra “Capodimonte da Reggia a Museo”

Venaria Reale (Torino) – Reggia

Fino al 15 settembre 2024 è allestita presso la Reggia di Venaria Reale (Torino) la mostra “Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol”, che presenta una selezione dei più importanti capolavori conservati presso il Museo di Capodimonte a Napoli. L’ingresso è incluso nell’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta.

Annibale Carracci, Ercole al bivio

Annibale Carracci, Ercole al bivio

La storia di Capodimonte

Salito al trono del nuovo Regno di Napoli nel 1734, Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, manifesta fin da subito il desiderio di trasferire nella capitale le opere della collezione Farnese, ereditata dalla madre, che si trovano in altre residenze di famiglia a Parma, Piacenza, Roma e Caprarola. Per ospitare i quadri e gli oggetti d’arte, Carlo affida all’ingegnere militare Giovanni Antonio Medrano, già suo precettore a Madrid, il compito di disegnare un nuovo palazzo sulla collina di Capodimonte. Scopo della nuova reggia è anche diventare una residenza di caccia e luogo di svago, con l’acquisizione di ampi terreni e boschi sulla collina nei quali la famiglia reale si possa dedicare all’attività venatoria.

Capodimonte Reggia, esterno

Reggia di Capodimonte, esterno

La costruzione del palazzo inizia nel 1738 secondo un progetto che prevede un vasto edificio a pianta rettangolare a due piani, caratterizzato da uno sviluppo longitudinale con la successione in asse di tre vasti cortili porticati. Nei prospetti esterni, il Palazzo presenta delle facciate in stile dorico, con membrature in pietra grigia a contrasto con il rosso delle pareti intonacate. L’interno è caratterizzato da una successione di ambienti destinati ad attività di rappresentanza, appartamenti reali e sale per l’esposizione delle collezioni farnesiane, in una peculiare combinazione di reggia e museo.

Colantonio, San Girolamo; Jacopo de' Barbari, Ritratto di Luca Pacioli con un allievo

A sinistra: Colantonio, San Girolamo; a destra: Jacopo de’ Barbari, Ritratto di Luca Pacioli con un allievo

Le prime opere della collezione Farnese, che vengono spedite a Napoli già a partire dal 1736, trovano ricovero temporaneo e non sempre adeguato in altre residenze reali, per poi essere trasferite nell’ancora incompiuta Reggia a partire dal 1758, quando, a palazzo non ancora ultimato, inizia l’allestimento delle sale. La sistemazione dell’intera collezione dei dipinti si conclude nel 1764, quando Carlo è già a Madrid sul trono di Spagna e la corona è passata a Ferdinando IV.

A sinistra: El Greco, Ritratto di Giulio Clovio; a destra: El Greco, El soplón © ph M. Borsano

Nel 1742-43 vengono avviati i lavori per la sistemazione a parco e giardini dell’area adiacente la Reggia su progetto dell’architetto Ferdinando Sanfelice, al quale viene affidata anche la sistemazione di un piccolo edificio all’interno del bosco nel quale ospitare la Real Fabbrica di Porcellane, e la progettazione di una chiesetta dedicata a San Gennaro. Dopo una lunga interruzione, i lavori nel parco riprendono nel 1763-66 sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Fuga, secondo un progetto che prevede la realizzazione di lunghi viali alberati che si irradiano dal piazzale d’ingresso, decorati da numerose statue in marmo e intersecati da viali minori che creano suggestivi effetti prospettici all’interno di una fitta vegetazione naturale, così da combinare la tipologia del giardino all’italiana con l’aspetto apparentemente spontaneo del giardino romantico all’inglese.

Nel 1759 Carlo si trasferisce a Madrid per diventare re di Spagna, lasciando il Regno di Napoli all’ancora giovane figlio Ferdinando IV; Carlo lascia la collezione Farnese a Napoli ma chiude la Real Fabbrica di Porcellane, portando con sé opere e artisti per proseguire l’attività a Madrid; la Fabbrica viene poi riaperta da Ferdinando nel 1773.

A sinistra: Francesco Guarino, Sant’Agata; a destra: Bernardo Cavallino, La cantatrice © ph M. Borsano

Fra il 1806 e il 1815 Capodimonte diventa la residenza prima di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte; con la soppressione degli ordini religiosi e l’espropriazione dei beni ecclesiastici, in questi anni passano al museo intere serie di quadri provenienti da chiese e conventi di Napoli e di tutto il Regno. Vengono inoltre avviate campagne di acquisti di dipinti di scuola napoletana, collezioni di arte orientale e occidentale, archeologiche, medievali e moderne, con il progetto di creare anche a Napoli un museo ‘universale’ sull’esempio di altri grandi musei europei. Già con Giuseppe Bonaparte, e poi con la Restaurazione e il ritorno di Ferdinando IV, le raccolte reali vengono unificate e trasferite nel Real Museo Borbonico, nella sede dell’ex Palazzo degli Studi (oggi Museo Archeologico Nazionale).

Mattia Preti, Convito di Assalonne; convito di Baldassarre

A sinistra: Mattia Preti, Convito di Assalonne; a destra: Mattia Preti, Convito di Baldassarre

Dal 1863 si progetta di destinare Capodimonte a sede di una galleria di arte contemporanea per ospitare le opere di più recente acquisizione e quelle di artisti viventi; negli anni seguenti, vengono trasferite alla Reggia l’armeria borbonica, il Gabinetto di Porcellana (già realizzato a metà ’700 da Giuseppe Gricci per la regina Maria Amalia per la Villa Favorita di Portici), ceramiche, figurine di presepe, arazzi.

Fra il 1906 e il 1945 il palazzo è assegnato come dimora al Duca d’Aosta, restando chiuso al pubblico per molti decenni; la pinacoteca cade in uno stato di abbandono, e molte opere vengono prelevate per decorare altre istituzioni pubbliche in città. Superati i difficili anni della guerra, durante i quali molte opere vengono trasferite in depositi sicuri, nel 1945 i Savoia lasciano la Reggia, che viene così restituita alla disponibilità pubblica.

Nel 1952 il palazzo viene destinato a sede museale; i lavori di sistemazione durano fino al 1957, quando viene inaugurato il nuovo Museo di Capodimonte, che raccoglie la Pinacoteca del Real Museo Borbonico, l’Armeria, le collezioni medievali e moderne di sculture, bronzi, ceramiche, disegni e arti orientali, arricchite a partire dagli anni ’60 da numerosi lasciti e acquisti.

Tiziano, Danae

Tiziano, Danae

La mostra

In occasione della parziale chiusura fino a fine 2025 per lavori di riqualificazione e riallestimento, una selezione di opere della collezione del Museo di Capodimonte è esposta in una mostra itinerante che presenta alcuni dei maggiori capolavori della storia dell’arte italiana dal Quattrocento al Novecento.

Masolino da Panicale, La fondazione di Santa Maria Maggiore; Masaccio, Crocifissione

A sinistra: Masolino da Panicale, La fondazione di Santa Maria Maggiore; a destra: Masaccio, Crocifissione

La raccolta di Capodimonte si è formata a partire dal lascito di Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese, che dal momento della sua salita al trono del Regno di Napoli nel 1734 ha trasferito nella nuova capitale l’intera collezione Farnese dalle residenze di famiglia a Parma, Piacenza e Roma. Le origini della collezione risalgono ad Alessandro Farnese, eletto papa nel 1534 con il nome di Paolo III; la raccolta viene poi progressivamente ampliata dai suoi successori, fra i quali il nipote cardinale Alessandro, e comprende opere di pittura, scultura, oreficeria, bronzi, disegni, monete, armature, arti applicate, libri e altri oggetti d’arte.

Tiziano, Ritratto di Paolo III senza camauro; Tiziano, Ritratto del Cardinale Alessandro Farnese

A sinistra: Tiziano, Ritratto di Paolo III senza camauro; a destra: Tiziano, Ritratto del Cardinale Alessandro Farnese

Dopo il trasferimento a Napoli, la collezione viene ulteriormente arricchita con i ritrovamenti degli scavi di Pompei ed Ercolano, e durante il periodo napoleonico con l’acquisizione di opere provenienti da chiese e conventi degli ordini religiosi soppressi. Nel periodo dei Savoia e con l’istituzione del Museo, entrano a far parte delle collezioni anche opere di arte dell’Ottocento e del Novecento. Dal 1957 le collezioni sono divise fra la sede del Museo Archeologico Nazionale, dove sono esposte le opere di arte antica, e il Museo di Capodimonte, dove sono conservate le opere dal Duecento in poi.

L’esposizione si apre con una serie di opere di artisti napoletani realizzate per le residenze sabaude e le chiese di pertinenza dei Savoia; provenienti dai Musei Reali di Torino, sono esposte tele di Francesco Solimena, Corrado Giaquinto e Francesco de Mura.

Francesco Solimena, Eliodoro cacciato dal tempio di Gerusalemme; Sebastiano Conca, Il trasporto dell’Arca dell’Alleanza

A sinistra: Francesco Solimena, Eliodoro cacciato dal tempio di Gerusalemme; a destra: Sebastiano Conca, Il trasporto dell’Arca dell’Alleanza

In omaggio a papa Paolo III Farnese, iniziatore della collezione che costituisce il primo nucleo della raccolta di Capodimonte, una sala è interamente dedicata ai ritratti del papa eseguiti da Tiziano; in mostra il celebre Paolo III con i nipoti, oltre al ritratto del cardinale Alessandro, che arricchì notevolmente la collezione di famiglia.

Tiziano, Paolo III e I nipoti

Tiziano, Paolo III con i nipoti

Fra le opere più preziose della collezione è il cosiddetto Cofanetto Farnese, opera di oreficeria commissionata dal Cardinale Alessandro forse per conservare uno dei libri illustrati dal miniatore Giulio Clovio, del quale è presente nella stessa sala un ritratto di El Greco.

Manno di Bastiano Sbarri e Giovanni Bernardi, Cofanetto Farnese

Manno di Bastiano Sbarri e Giovanni Bernardi, Cofanetto Farnese

La sala successiva è dedicata alle opere dei pittori Quattrocenteschi Masaccio e Masolino da Panicale; mentre i fondi oro si rifanno ancora alle opere della generazione del tardo Trecento, la resa dei volumi e dei panneggi preannuncia già l’imminente Rinascimento. In esposizione è la celebre Crocifissione di Masaccio, parte sommitale di un polittico ora smembrato.

Masaccio, Crocifissione

Masaccio, Crocifissione

Nella sala dedicata ai pittori veneti o influenzati dall’arte veneta, l’opera più importante è la Trasfigurazione di Giovanni Bellini, che ambienta la scena biblica in un luminoso e profondo paesaggio ricco di particolari minuti. La stessa attenzione al dettaglio, di influenza nordeuropea, è presente nel San Girolamo di Colantonio, maestro di Antonello da Messina, che ritrae il santo nel suo studio, circondato da libri e oggetti.

Giovanni Bellini, La Trasfigurazione

Giovanni Bellini, La Trasfigurazione

Con una serie di ritratti di personaggi reali, mitologici e ideali sono presenti capolavori di Sebastiano del Piombo, Parmigianino, Mantegna, Lorenzo Lotto e Rosso Fiorentino.

Sebastiano del Piombo, Ritratto di Clemente VII

Sebastiano del Piombo, Ritratto di Clemente VII

Una piccola sala è dedicata al confronto fra due versioni dello Sposalizio mistico di Santa Caterina, con opere di Correggio e Annibale Carracci.

Annibale Carracci, Sposalizio mistico di Santa Caterina; Correggio, Sposalizio mistico di Santa Caterina

A sinistra: Annibale Carracci, Sposalizio mistico di Santa Caterina; a destra: Correggio, Sposalizio mistico di Santa Caterina

La stagione del Manierismo è rappresentata dalle grandi tele di Annibale Carracci con Ercole al bivio, e di Guido Reni con la luminosa Atalanta e Ippomene, di impostazione già classicista.

Guido Reni, Atalanta e Ippomene

Guido Reni, Atalanta e Ippomene

Uno dei pezzi più importanti della collezione, la Flagellazione di Caravaggio, testimonia la produzione del primo soggiorno napoletano del Merisi.

Caravaggio, La flagellazione di Cristo

Caravaggio, La flagellazione di Cristo

L’influenza di Caravaggio sulla pittura napoletana è ben visibile nelle opere dei suoi seguaci Jusepe de Ribera e Luca Giordano.

Luca Giordano, Apollo e Marsia; Jusepe de Ribera, Apollo e Marsia

A sinistra: Luca Giordano, Apollo e Marsia; a destra: Jusepe de Ribera, Apollo e Marsia

Un’intera sala è dedicata al tema dell’Annunciazione, con esempi di Tiziano e Artemisia Gentileschi, anch’essa seguace di Caravaggio.

Tiziano, Annunciazione; Louis Finson, Annunciazione; Artemisia Gentileschi, Annunciazione

A sinistra: Tiziano, Annunciazione; al centro: Louis Finson, Annunciazione; a destra: Artemisia Gentileschi, Annunciazione

Le due sale seguenti propongono due visioni contrapposte della donna: dopo una sala con opere che raffigurano sante e figure femminili allo stesso tempo aggraziate e sensuali, una drammatica sala raccoglie tre versioni di Giuditta e Oloferne, con la tela di Artemisia Gentileschi che mostra la lezione naturalista appresa da Caravaggio.

Mattia Preti, Giuditta e Oloferne; Artemisia Gentileschi, Giuditta e Oloferne; Pietro Novelli detto il Monrealese, Giuditta e Oloferne

A sinistra: Mattia Preti, Giuditta e Oloferne; al centro: Artemisia Gentileschi, Giuditta e Oloferne; a destra: Pietro Novelli detto il Monrealese, Giuditta e Oloferne

Carlo di Borbone e il figlio Ferdinando IV, i due esponenti della casata reale che più hanno contribuito alla nascita della Reggia di Capodimonte, sono raffigurati in quadri di rappresentanza che mostrano carlo a Roma presso la corte papale, e Ferdinando in un ritratto ufficiale di famiglia.

Angelika Kaufmann, Ritratto della famiglia di Ferdinando IV

Angelika Kaufmann, Ritratto della famiglia di Ferdinando IV

Un’ampia selezione di statuine ornamentali rende omaggio alla produzione della Real Fabbrica di Porcellane di Capodimonte, istituita da Carlo e poi smantellata alla sua partenza per la Spagna, e della Real Fabbrica Ferdinandea, creata da Ferdinando per proseguire l’opera iniziata dal padre.

A partire dalla seconda metà del ’700 Napoli diventa tappa imprescindibile del Grand Tour, il viaggio di istruzione intrapreso dai giovani aristocratici di tutta Europa per perfezionare la loro istruzione; la città viene raffigurata da numerosi artisti che dipingono vedute del golfo, testimoniano l’avanzare degli scavi a Pompei ed Ercolano, mostrano fenomeni naturali impressionanti come le eruzioni del Vesuvio.

Pierre Jacques Volaire, Eruzione del Vesuvio dal Ponte della Maddalena; Alexandre-Hyacinthe Dunouy, Veduta di Napoli da Capodimonte

A sinistra: Pierre Jacques Volaire, Eruzione del Vesuvio dal Ponte della Maddalena; a destra: Alexandre-Hyacinthe Dunouy, Veduta di Napoli da Capodimonte

La mostra si chiude con l’opera Vesuvius di Andy Warhol, omaggio a una delle icone più caratteristiche della città, e testimonianza dell’ingresso di opere di arte contemporanea nelle collezioni del Museo.

Andy Warhol, Vesuvius

Andy Warhol, Vesuvius

Informazioni sulla mostra

Per un approfondimento sul Museo Archeologico Nazionale di Napoli, leggete il nostro articolo.

Come arrivare

La Reggia di Venaria si trova in piazza della Repubblica 4, in zona pedonale. La biglietteria si trova in un edificio separato, all’angolo fra piazza della Repubblica e via Andrea Mensa, con ingresso da via Mensa.

La mostra è allestita nelle Sale delle Arti. Consigliamo di chiedere indicazioni per l’ingresso in biglietteria e al controllo biglietti, perché l’accesso alle Sale non è sempre segnalato chiaramente.

In auto: tutti i parcheggi del centro storico di Venaria sono a pagamento; la Reggia dispone di aree di sosta proprie: il parcheggio “Castellamonte (park A)” in via Amedeo di Castellamonte 2 è il più vicino all’ingresso della Reggia (ca. 200 mt); il parcheggio “Carlo Emanuele II (park B)” in viale Carlo Emanuele II 184 (a ca. 500 mt) è raggiungibile imboccando il viale alberato che porta al Parco della Mandria.

Con i mezzi pubblici: chi arriva dal centro di Torino può utilizzare il servizio autobus dedicato “Venaria Express”, che in circa 45 minuti collega il centro di Torino (con diverse fermate) alla Reggia, e prevede varie corse durante la mattina e il primo pomeriggio. In alternativa, è possibile utilizzare la linea 11 del servizio di trasporto urbano GTT, scendendo alla fermata Stazione Venaria e proseguendo a piedi per via Andrea Mensa (ca. 900 mt). La stazione ferroviaria Venaria Reale Reggia, a ca. 800 mt dall’ingresso della Reggia, è servita dalla linea SFM4 che collega Alba e Ciriè, con fermata anche all’aeroporto di Torino Caselle.

Dove mangiare

Lungo la pedonale via Mensa si trovano diversi ristoranti, bar, caffetterie, gelaterie, piadinerie.

Collegamenti utili

Parcheggi

Venaria Express

GTT (Gruppo Torinese Trasporti)

Trenitalia