Mostra “Hayez. L’officina del pittore romantico”
Torino – Gam
Fino al 1 aprile 2024 è allestita alla Gam – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino la mostra “Hayez. L’officina del pittore romantico”, in un percorso che pone a confronto dipinti e disegni preparatori per svelare il processo creativo dell’artista veneziano. L’ingresso è incluso nell’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta.
A sinistra: Autoritratto. A destra: Autoritratto a 71 anni
L’artista
Nato a Venezia nel 1791 in una modesta e numerosa famiglia, a causa delle ristrettezze economiche Francesco Hayez viene affidato ancora bambino alle cure dello zio Francesco Binasco, antiquario e mercante di quadri; intuito il talento artistico del nipote, lo zio Francesco fa impartire ad Hayez una prima educazione presso scuole di disegno e pittori locali, con la speranza di formarlo come restauratore e impiegarlo nella sua attività commerciale. Ammesso all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Hayez presto si distingue ottenendo nel 1805 il primo premio per il disegno di nudo.
Bagnante in un paesaggio
Nel 1809 vince una borsa di studio per un triennio di perfezionamento a Roma; nello stesso anno si trasferisce quindi nella capitale, accompagnato dallo zio e da lettere di raccomandazione del conte Leopoldo Cicognara, presidente dell’Accademia veneziana. Grazie a queste credenziali, Hayez viene accolto con favore da Antonio Canova, e ottiene così l’accesso alle grandi collezioni d’arte romane, dove può studiare la statuaria greco-romana e le opere dello stesso Canova, e alle Stanze vaticane, dove può confrontarsi con gli affreschi di Raffaello.
Nel 1812 partecipa al concorso indetto dall’Accademia di Brera sul tema del Laocoonte, aggiudicandosi il primo premio con il dipinto del medesimo soggetto, presente all’esposizione della Gam. Con la tela del 1813 Rinaldo e Armida, inviata all’Accademia veneziana come saggio terminale del triennio romano e che mostra la commistione fra il colorismo veneto e la lezione classicista appresa da Canova, ad Hayez viene concesso un quarto anno di perfezionamento a Roma. Nello stesso anno si aggiudica il primo premio al concorso indetto dalla romana Accademia di San Luca con l’Atleta trionfante visibile in mostra. Hayez esegue in questi anni, su una prima commissione di Gioacchino Murat poi confermata da Ferdinando IV di Borbone dopo la Restaurazione, una grande tela di soggetto omerico, Ulisse alla corte di Alcinoo, oggi conservata al Museo di Capodimonte di Napoli.
Laocoonte e i figli strangolati da due serpenti
A Roma Hayez conosce Vincenza Scaccia, che diventerà sua moglie nel 1817; nello stesso anno la coppia si trasferisce a Venezia, dove grazie all’intercessione di Cicognara partecipa alla realizzazione di un’opera, ora dispersa, per gli imperatori d’Austria. Hayez accetta di realizzare una serie di decorazioni per case e palazzi fra Venezia e Padova; questa attività redditizia lo tiene impegnato per circa tre anni, ma il pittore decide infine di abbandonarla per dedicarsi alla realizzazione di composizioni più impegnative e di maggiore livello artistico. Inizia quindi a lavorare di propria iniziativa ad una composizione di soggetto storico medievale, il Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri, che viene esposto a Brera nel 1820 riscuotendo un grande successo sia per lo stile che per il soggetto tratto dalla storia nazionale, carico di significati politici nel clima patriottico dei primi moti carbonari. La favorevole accoglienza del dipinto procura ad Hayez nuove commissioni da parte dell’aristocrazia milanese liberale, fra cui il Conte di Carmagnola presente in mostra con un’incisione.
La congiura dei Lampugnani
Nel 1822 Hayez ottiene la supplenza della cattedra di pittura all’Accademia di Brera; l’anno successivo si trasferisce definitivamente a Milano, dove trova un ambiente e un mercato più favorevoli di quelli veneziani. A questo primo periodo milanese risale L’ultimo addio di Giulietta e Romeo, esposto in mostra, che si fonda su un’attenta ricostruzione dell’ambiente e sul patetismo del soggetto; saranno questi i due elementi ricorrenti nelle composizioni a tema storico di Hayez, e che lo faranno diventare il più importante rappresentante della pittura romantica italiana.
L’ultimo addio di Giulietta e Romeo
L’altro genere pittorico nel quale Hayez si distingue è quello del ritratto, del quale in mostra sono presenti numerosi esempi, dagli autoritratti che lo mostrano in diversi momenti della sua vita, alle opere raffiguranti personaggi dell’aristocrazia milanese e internazionale.
Nel 1836 gli viene commissionata la decorazione del soffitto del salone delle Cariatidi nel Palazzo Reale di Milano per celebrare l’incoronazione di Ferdinando I d’Austria; si reca perciò a Vienna per incontrare l’imperatore e sottoporre ad approvazione i disegni preparatori; l’affresco, realizzato nel 1838, viene distrutto dai bombardamenti del 1943, ma restano disegni e riproduzioni visibili in mostra. In occasione della cerimonia, l’imperatore ha modo di visitare Brera e vedere altre opere di Hayez, al quale commissiona poi L’ultimo abboccamento di Jacopo Foscari per il Belvedere viennese.
Nel 1850 Hayez ottiene la cattedra di pittura all’Accademia di Brera. Nel 1861 lascia lo studio di Brera dove aveva lavorato per una trentina d’anni, dopo aver deciso di non intraprendere più lavori impegnativi e dedicandosi soprattutto alla ritrattistica. Nel 1880, dopo la nomina a professore onorario di pittura dell’Accademia milanese, si ritira dal servizio, morendo poi a Milano nel 1882.
A sinistra: L’angelo annunziatore. Al centro: Pelagio Palagi, Vergine annunciata. A destra: Ritratto di Carolina Zucchi a letto
La mostra
Erede della tradizione coloristica veneta che fa capo ad artisti come Veronese, Tiziano e Tintoretto, Hayez crea le sue opere utilizzando colori intensi e drammatici che possono sembrare stesi seguendo l’ispirazione del momento, con continui ripensamenti anche in corso d’opera. Intento dell’esposizione è invece mostrare l’importanza che hanno per il pittore gli studi e i disegni preparatori, ma soprattutto i rapidi schizzi eseguiti come appunti e promemoria da impiegare poi nelle opere finite, con le quali sono posti a confronto.
Ripercorrendo cronologicamente in dieci sezioni la lunga carriera di Hayez, la mostra si apre con alcune opere risalenti ai primi anni romani dell’artista, tele di soggetto mitologico fortemente influenzate dal classicismo di Canova; oltre all’Atleta trionfante, ritratto nella sua perfezione fisica, è esposto il Laocoonte, vincitore del concorso indetto nel 1812 dalla milanese Accademia di Brera; è durante l’elaborazione di quest’opera che il giovane Hayez fissa il proprio metodo di lavoro, nel quale il disegno occupa un ruolo centrale dagli studi preparatori dei singoli particolari alla composizione d’insieme.
A sinistra: Laocoonte e i figli strangolati da due serpenti. A destra: Atleta trionfante
In una sezione di approfondimento che rende omaggio alla città di Torino sono presentati numerosi disegni e una riproduzione in scala della Sete dei Crociati, opera di dimensioni monumentali (3,63 x 5,80 metri) che impegna Hayez fra continui ripensamenti e rielaborazioni per quasi vent’anni fra il 1833 e il 1850. Iniziata come progetto personale del pittore, viene poi commissionata in corso d’opera da re Carlo Alberto per il Palazzo Reale di Torino, dove è tuttora conservata.
La sete dei Crociati
La seconda sezione segue Hayez nel suo trasferimento da Venezia, dove era rientrato dopo gli anni romani, a Milano, dove si reca per l’esposizione a Brera del quadro Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri. Caratterizzato da una tavolozza cromatica scura e drammatica che rafforza il significato politico e patriottico del soggetto, il dipinto ottiene un grande successo, tanto da venire considerato uno dei manifesti della pittura romantica. Sono qui presentati anche esempi della produzione di nudi femminili, con due versioni della Maddalena di grande sensualità e preziosità formale posti a confronto con un gesso dello stesso soggetto di Antonio Canova.
Sulla parete, a sinistra: Maria Maddalena penitente. A destra: La Maddalena. Al centro della sala: Antonio Canova, Maddalena penitente
La terza sezione è dedicata all’impiego della pittura da parte di Hayez per veicolare i propri ideali patriottici: accantonati i soggetti mitologici per dedicarsi a raffigurazioni di argomento medievale cariche di riferimenti all’attualità risorgimentale e alle tensioni per l’indipendenza nazionale, le dimensioni delle opere si ampliano accogliendo un maggior numero di personaggi inseriti in vasti scenari naturali; ne è un esempio il Pietro l’eremita predica la crociata.
Pietro l’eremita predica la crociata
Le eroine romantiche, le passioni travolgenti e dagli esiti fatali, l’addio degli amanti sono il tema della quarta sezione, nella quale un nuovo repertorio romantico alimentato dalla storia medievale e dal neonato genere del romanzo dà vita alla rappresentazione di episodi drammatici e dagli esiti spesso tragici, come L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta o Imelda de Lambertazzi.
Imelda de Lambertazzi
La quinta sezione testimonia l’eccellenza di Hayez come ritrattista; è possibile ammirare qui ritratti di sovrani e aristocratici, e una galleria di immagini femminili, rese con una magistrale combinazione di introspezione psicologica e valorizzazione di elementi frivoli ed esteriori come gli splendidi abiti che indossano.
A sinistra: Ritratto della Principessa di Sant’Antimo. Al centro: Ritratto delle sorelle Gabrini. A destra: Ritratto di Selene Taccioli Ruga
Venezia, città natale del pittore, è protagonista della sezione successiva con i due quadri superstiti di un ideale “Trittico della Vendetta”: l’Accusa segreta e il Consiglio alla vendetta, che ci mostrano una città di misteri, intrighi segreti e tradimenti, sullo sfondo di una laguna placida dalle tinte pastello.
A sinistra: L’accusa segreta. A destra: Il consiglio alla vendetta
Le sezioni 7 e 8, dedicate alle bagnanti e alle figure bibliche, presentano una selezione di soggetti femminili ritratti nell’intimità di un bagno, o in costumi e atmosfere che raccontano il gusto ottocentesco per l’Oriente, con eroine bibliche e interni di harem dove l’autore dà prova della sua eccellenza nella resa del nudo femminile.
A sinistra: Rebecca al pozzo. A destra: Ruth
Le ultime due sezioni presentano gli esiti della pittura più tarda di Hayez; pur avendo deciso di abbandonare l’impegno della pittura di storia, l’autore mostra la sua passione e la sua vitalità intatte nei fieri autoritratti, oltre che in una serie di nudi interpretati con uno stile pittorico più sciolto. Chiude simbolicamente la mostra La meditazione, figura di donna discinta che regge un libro sulla storia d’Italia, metafora del paese che riflette sugli sfortunati esiti delle vicende risorgimentali.
A sinistra: La meditazione. A destra: Vincenzo Vela, La desolazione
Come arrivare
La Gam di Torino si trova in via Magenta 31; il breve tratto di strada dove si trova l’accesso al museo è pedonale.
In auto: tutti i parcheggi di quest’area della città sono a pagamento. Molti posteggi a raso sono disponibili nei controviali di corso Galileo Ferraris e corso Vittorio Emanuele II, a pochi passi dalla Galleria.
Con i mezzi pubblici: in metro, fermate Re Umberto o Vinzaglio, entrambe a ca. 500 metri dalla Galleria. L’autobus 68 e il tram 9 fermano su corso Vittorio Emanuele II a ca. 200 mt (fermata “Galileo Ferraris”). L’autobus 64 ferma su corso Galileo Ferraris all’incrocio con via Magenta (fermata “Galleria Arte Moderna”).
Dove mangiare
Per una sosta dolce in un locale storico di Torino, consigliamo la sede di corso Vittorio Emanuele II della caffetteria e pasticceria Gerla 1927.
Collegamenti utili
GTT (Gruppo Torinese Trasporti)