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Mostre

Mostra “I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia”

Torino – Mastio della Cittadella

Fino al 1 aprile 2024 è allestita presso il Mastio della Cittadella di Torino la mostra “I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia”, che propone una lettura della pittura macchiaiola a confronto con altri movimenti artistici coevi italiani e francesi. L’ingresso è ridotto con l’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta.

Constant Troyon, Appel maternel (la vache noire)

Allestimento mostra. Al centro: Constant Troyon, Appel maternel (la vache noire)

I Macchiaioli

Il movimento artistico dei Macchiaioli, uno dei più significativi della pittura italiana dell’Ottocento, si sviluppa in Toscana fra il 1855 e gli anni ’70 dell’800. Un gruppo di artisti sia fiorentini che provenienti da altre regioni d’Italia si ritrova abitualmente al Caffè Michelangelo di Firenze (oggi non più esistente) per discutere di politica e arte. Accomunati dall’avversione all’arte accademica, ormai irrigidita nella codificazione di tecniche e soggetti, questi pittori attribuiscono grande importanza allo studio della luce e del chiaroscuro, dei contrasti tonali, della resa di forme e volumi, da ottenere tramite campiture di colore e accostamenti cromatici.

Vincenzo Cabianca paesaggio toscano

Vincenzo Cabianca, Paesaggio toscano

La definizione di “macchiaioli” viene utilizzata per la prima volta in senso dispregiativo in un articolo del 1862 pubblicato sulla Gazzetta del Popolo che recensisce una mostra organizzata da questo gruppo di artisti l’anno precedente; il giornalista giudica negativamente la loro tecnica pittorica basata sull’utilizzo di poche macchie di colore per rappresentare volti, persone e altri soggetti senza nessuna definizione dei dettagli, in dipinti che ritiene privi di disegno e forma che gli sembrano bozzetti, schizzi, studi preparatori. Appropriandosi dell’appellativo, questi innovativi pittori mettono a punto un linguaggio espressivo basato sulle macchie, sugli accostamenti cromatici e tonali per rappresentare la solidità e il rilievo delle forme, concentrandosi sui contrasti di luce e sulle tonalità del chiaroscuro.

Vincenzo Cabianca, Donne a Montemurlo, Silvestro Lega, lavandaia del Gabbro

A sinistra: Vincenzo Cabianca, Donne a Montemurlo. A destra: Silvestro Lega, Lavandaia del Gabbro

In linea con le ricerche letterarie veriste e realiste che si sviluppano negli stessi anni, nella scelta dei loro soggetti i Macchiaioli si distaccano dalla pittura di argomento storico, mitologico e religioso, per dedicarsi alla rappresentazione di soggetti semplici e quotidiani come paesaggi rurali, contadini al lavoro, animali nei campi, effetti di luci e ombre sugli edifici o sulle coste toscane e liguri. Il formato delle opere è quasi sempre molto ridotto e in genere orizzontale, per riprodurre la naturale visione panoramica dell’occhio; i dipinti sono realizzati all’aria aperta, con semplicità e immediatezza, senza disegni preparatori, in una visione della natura non più sentimentale o idealizzata ma realistica e oggettiva.

Giovanni Fattori cavallo e mucca, carro con buoi, asino nella stalla

Da sinistra: Giovanni Fattori, Cavallo e mucca. Carro con buoi. Asino nella stalla

Alle origini della nuova tecnica della “macchia” c’è l’esigenza di trovare un mezzo espressivo adatto alla restituzione delle impressioni del vero; la nuova tecnica nasce quindi come strumento per ritrarre la realtà, per riprodurre gli effetti di luce e i contrasti tonali di un soggetto ritratto dal vero. La tecnica deriva da una prassi storicamente diffusa anche negli ambienti accademici, dove viene utilizzata per lo studio dei valori luministici, cromatici e compositivi di una scena da tradurre poi in un’opera compiuta. La novità macchiaiola sta nel valore che questi artisti le attribuiscono: non più un passaggio preliminare alla realizzazione dell’opera, ma lo stadio finale del dipinto. In opposizione al modello accademico, che vede nella perfezione dell’opera il traguardo della creazione, i macchiaioli propongono dipinti che agli occhi di critica e pubblico paiono quadri non finiti.

Adolfo Tommasi, Mezzodì alle Cinqueterre

Adolfo Tommasi, Mezzodì alle Cinqueterre

La mostra

Punto di partenza dell’esposizione è la Francia di metà Ottocento, dove la cosiddetta Scuola di Barbizon sperimenta per prima una pittura del vero, che ha per soggetto il paesaggio e viene eseguita all’aria aperta. Nata nelle campagne della foresta di Fontainebleau, nei pressi di Parigi, questa corrente artistica raccoglie esponenti del nascente realismo che si dedicano a una pittura di paesaggio come soggetto a sé stante, e non più come semplice sfondo di soggetti più nobili.

Charles-François Daubigny, Cour de ferme avec paysannes et poules picorantes, Fermier avec vache

Da sinistra: Charles-François Daubigny, Cour de ferme avec paysannes et poules picorantes. Fermier avec vache

Gli artisti italiani, fra cui molti dei futuri Macchiaioli, che si recano a Parigi in occasione dell’Esposizione Universale del 1855 in cerca di alternative ai dettami tradizionali imposti dagli ambienti accademici scoprono le opere realizzate dai barbizonniers, e al loro rientro applicano le nuove idee alle loro opere e le diffondono fra i loro colleghi pittori; nell’area fiorentina, gli artisti hanno l’opportunità di confrontarsi con i maestri francesi anche visitando alcune importanti collezioni private. Contemporaneamente, alcuni pittori dell’area partenopea, dove fin dal ’700 sono presenti artisti stranieri in visita per il Grand Tour, si dedicano alla pittura di paesaggio; inizialmente si tratta di raffigurazioni idealizzate, create come souvenir per i turisti, ma grazie alla loro pratica nasce la cosiddetta Scuola di Posillipo, che dal secondo decennio dell’800 riunisce un gruppo di artisti dediti alla pittura di paesaggio praticata all’aperto. Anche il Piemonte vede la nascita di una corrente paesaggista con la cosiddetta Scuola di Rivara, un gruppo di pittori che per una ventina d’anni a partire dal 1860 circa si ritrova nella cittadina del canavese per dedicarsi alla pittura en plein air. Esponenti di tutte queste correnti artistiche sono presenti in mostra, a dimostrare la progressiva diffusione della pittura di paesaggio in tutta Italia.

Michele Cammarano, Panni al sole

Michele Cammarano, Panni al sole

Accanto alla tecnica della pittura dal vero all’aria aperta, nella rivoluzione macchiaiola si afferma l’utilizzo della nuova arte della fotografia come supporto alla creazione artistica. Pur avendo perso il primato artistico in favore della nuova capitale, Firenze conosce in questi anni uno sviluppo della nuova arte grazie alla presenza di diversi fotografi fra cui i fratelli Alinari, che danno vita a quello che è oggi il più antico archivio di fotografie artistiche al mondo. Oltre al lavoro che eseguono all’aria aperta, per le loro creazioni i Macchiaioli si avvalgono anche di scatti di vedute, paesaggi e soggetti affini a quelli da loro prediletti; le fotografie diventano così uno strumento fondamentale di osservazione e analisi dei contrasti fra luce e ombra, e della costruzione di volumi e masse. Molti Macchiaioli scattano personalmente le immagini alle quali ispirarsi per i loro dipinti.

Adolfo Tommasi, Lungomare di Livorno, Primavera a Bellariva

Da sinistra: Adolfo Tommasi, Lungomare di Livorno. Primavera a Bellariva

Soggetti preferiti dei Macchiaioli sono il lavoro nei campi, le scene di vita quotidiana, gli effetti di luce in una giornata di sole, gli animali al pascolo. Non mancano tuttavia opere di soggetto storico o letterario, declinate però come esercitazione nella nuova tecnica: spesso le scene rappresentate non sono altro che un pretesto per studiare l’effetto delle figure nell’ambiente spostando l’ambientazione nel passato, mancando nelle loro opere quella dimensione epica tipica delle opere di argomento storico della precedente generazione romantica.

Vincenzo Cabianca, Dante nel casentino - Odoardo Borrani, Chiostro di Santa Maria Novella

A sinistra: Vincenzo Cabianca, Dante nel casentino. A destra: Odoardo Borrani, Chiostro di Santa Maria Novella

Con gli anni ’70, l’esperienza macchiaiola può dirsi conclusa. Il passaggio della capitale da Firenze a Roma, con tutte le sue conseguenze economiche e culturali, la progressiva disgregazione del gruppo di artisti, ognuno dei quali prosegue in direzioni artistiche proprie, e l’avvento di nuove correnti come il nascente Impressionismo contribuiscono a una mutazione della scena artistica: al severo naturalismo dei pittori della realtà si cominciano a preferire una lettura del vero più edulcorata e una ricerca di effetti decorativi e piacevoli. Tra i tavoli del Caffè Michelangelo passano giovani pittori destinati ad ottenere un successo internazionale proprio a partire dalla capitale francese, come Giovanni Boldini, Giuseppe de Nittis e Federico Zandomeneghi: l’esperienza dei Macchiaioli diventa il punto di partenza di una nuova evoluzione della pittura portata avanti dalle giovani generazioni, che arriverà agli esiti divisionisti e alle forme semplificate di Modigliani.

Telemaco Signorini, Olivi a Settignano - Veduta di Riomaggiore - I discendenti di Leonardo

Da sinistra: Telemaco Signorini, Olivi a Settignano. Veduta di Riomaggiore. I discendenti di Leonardo

La mostra è visitabile con un’audioguida gratuita scaricabile tramite il QR code esposto in biglietteria e disponibile anche qui. Purtroppo la numerazione sui pannelli in mostra che rimanda agli ascolti dell’audioguida spesso non è corretta, per cui risulta difficile seguire i commenti audio associati alle opere esposte. Anche il percorso di visita ci è sembrato confuso e non chiaramente delineato: le opere sono esposte su pannelli continui a sfondo bianco che non permettono di distinguere facilmente le sezioni della mostra, per cui si rischia di osservare le opere senza poterle porre nel contesto del racconto espositivo. Segnaliamo che non è disponibile un guardaroba o deposito bagagli.

Informazioni sulla mostra

Per un approfondimento sugli artisti italiani a Parigi leggete il nostro articolo: Boldini, De Nittis et les italiens de Paris

Per un approfondimento su Giuseppe De Nittis leggete il nostro articolo: De Nittis. Pittore della vita moderna

Come arrivare

Il Mastio della Cittadella si trova all’angolo fra corso Galileo Ferraris e via Cernaia.

Con i mezzi pubblici: metropolitana fermata XVIII Dicembre, tram e autobus con fermata in via Cernaia, corso Galileo Ferraris o piazza Arbarello; consigliamo di verificare sul sito dei trasporti pubblici torinesi l’itinerario migliore a seconda della provenienza.

In auto: il Mastio della Cittadella si trova al limitare della zona a traffico limitato, attiva dal lunedì al venerdì dalle 7:30 alle 10:30; prestare attenzione a non entrare in ZTL negli orari indicati. Tutti i parcheggi del centro di Torino sono a pagamento; consigliamo il Parcheggio Cernaia, a ca. 150 metri dal Mastio, o il Parcheggio Galileo Ferraris, a ca. 400 metri.

Collegamenti utili

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